Bambino

Sono con M., siamo allo studio, c’ è una collega che sta’ facendo terapia ad un bambino, ha un libro e gli fa vedere delle immagini.

Noi due siamo nello studio con lei, ci sono delle valigie, come se la collega stesse per partire.

M. mi dice ma non si ferma sulle immagini col bambino, è importante, M. prova a dirglielo ma lei non l’ ascolta.

M. mi dice diglielo tu, ” Deve fermarsi sulle immagini col bambino”.

Vado dalla collega e con molta calma cerco di farle capire l’ importanza di stare sulle immagini col bambino.

Vado via, parto sono in un paesaggio di mare.

Mare

Sono con delle mie amiche, forse in un ristorante, vedo N.che guarda un ragazzo, mi fa notare il maglione che indossa, mi dice: ” ti ricordi l’ abbiamo visto in una vetrina?”.

Poi usciamo fuori, c’ è la spiaggia, il mare.

Andiamo verso il mare, ad un certo punto, senza ccorgermene, affondo con le gambe sino al ginocchio nella sabbia, ma subito riesco a tirarmi fuori.

La Lambretta verde e la Vespa rossa

Sto guidando una Lambretta colore verde acqua; dietro di me c’è T.D.

Al semaforo dell’incrocio tra viale Regina Margherita e via Salaria si affiancano a noi due ragazze su di una Vespetta 50 di colore rosso. Appena arriva il verde partiamo in maniera bizzarra, sfrizionando un po’, nella speranza che le due ragazze ci notino. A metà dell’incrocio però  il filo dell’acceleratore della nostra Lambretta si rompe. Anche le due ragazze sembrano avere problemi con la loro Vespa che improvvisamente si ferma accanto al nostro veicolo.

Accostiamo al bordo della strada.

Io e T.D. ci diamo da fare per sistemare il nostro mezzo e quello delle ragazze.

Inclino la Lambretta ricordandomi di ciò che tanto tempo fa mi ha insegnato mio padre. Giro, quindi, di 180 gradi la levetta della benzina prima di cominciare a lavorare affinché il motore non si ingolfi durante la riparazione.

Rivolto completamente la Lambretta guardandone l’interno dalla parte bassa. Mi accorgo che quella non è la posizione migliore. Inclino allora  in modo leggero lo scooter e comincio ad aggiustarlo smontando le  “chiappe” o “pance” laterali. Smonto quella di sinistra e non trovo il cavo dell’acceleratore; smonto quella di destra e mi accorgo che il cavo, totalmente diverso da un cavo reale, è nero e di plastica e si è staccato dal suo consueto alloggiamento.

Aggiusto con facilità la Lambretta mentre T.D. si occupa della candela della Vespa rossa. Io e T.D. facciamo ipotesi sul malfunzionamento della Vespa utilizzando cacciaviti che le ragazze conservavano all’interno del vano sottosella.

Nel sogno compare improvvisamente Cico che sembra avere bisogno di un aiuto, quasi servisse anche a lui una revisione di alcune parti anatomiche. Smonto così due tappini di plastica che si trovano sulle sue spalle, esattamente all’alltezza di due nei che ho da quando sono nato. Uno dei tappini contiene un po’ di terra. Pulisco e risistemo le parti in plastica trasparente poste sulle spalle di Cico.

Io e T.D. siamo soddisfatti delle capacità acquisite nel tempo di aggiustare e sistemare veicoli a motore e parti del corpo.

Acqua

Il mio sogno mi segue da anni. Sogno sempre di essere circondata da tantissima acqua la quale potrebbe essere anche il mare agitato ma non so se dire fotunatamente. L’acqua o il mare non mi tocca mai… Sono solo circondata come se si ponesse al posto della città. So solo che quando mi sveglio sono sudata e sconvolta da questo assillante sogno.

Prima di partire

Sono in un palazzo, non so bene dove, all’ingresso, sto cercando di sistemare il mio motorino, che in realtà non ho, prima di partire. Ho paura che possano rubarlo, quindi cerco di metterlo in un posto che non sia in vista.

Ora sono in un posto all’aperto, uno degli eventi dell’estate romana, ci sono anche altre persone, c’è V. si lamenta dei soldi, dice che non puo’ spendere le 70 euro al mese della palestra.

Scalzo sul traghetto

Sono su un traghetto con la famiglia, ma bisogna togliersi le scarpe per motivi di sicurezza, che mettiamo in uno scomparto vicino all’uscita. Io sono il primo ad entrare e ho delle scarpe molto eleganti nere.

Inizia la traversata e il mare è mossissimo, anche se non siamo in mare aperto ma in un canale tipo Venezia dove un tizio in canoa si affianca al traghetto e rischia di capovolgersi. Penso che è un cretino, ma mi rendo conto che forse se si ripara col traghetto evita le onde. Comunque ci sbatte contro pericolosamente.

Poi attracchiamo e al momento di sbarcare io non trovo più le scarpe, che cerco ovunque e che immagino sepolte da quelli entrati dopo di me, ma niente. Peraltro non mi ricordo nemmeno precisamente se erano stringate oppure no: ce ne sono di simili, ma tutte vecchiotte, certo non mie. Penso che qualcuno me le ha fregate.

C’è un altro scomparto più in alto dove trovo una macchina fotografica che sembra la mia, ma è un modello molto migliore. Penso che potrei prenderla e nessuno se ne accorgerebbe, come è successo con le mie scarpe, che chissà quanta gente scambia la roba approfittando della confusione. So che non lo farei mai e la rimetto a posto a fatica, pensando che se mi vede il proprietario crederà proprio che gliela stavo prendendo.

Intanto scalzo giro per il traghetto dove alcuni membri dell’equipaggio si interessano molto relativamente al problema e sembrano piuttosto irritati dal fatto che portare scarpe nere su una nave porti sfortuna. Io dico: “ma su, varrà solo per l’equipaggio, no? possibile che nessun passeggero porti mai le scarpe nere?” (peraltro, anche se ci penso solo al risveglio, molte scarpe nello scomparto erano nere).

Serial dream

Attentati alla vitalità

 
1) Sono in viaggio con i miei genitori. Prima guida mio padre, poi mia madre, alla fine decido di guidare io. A questo punto un agente di polizia mi ferma e mi contesta qualcosa di irregolare. Mi accorgo che non è molto lucido, protesto e rivendico il mio diritto a guidare. Non ricordo l’esito della discussione.
2) Faccio un esame, un concorso, per un nuovo lavoro. Mi bocciano.
3) Vado ad abitare in una bellissima casa nuova, grande, luminosa, con vista e accesso diretto sul mare. Sono molto contrariata perché mia madre ha insediato lì una donna dall’aria zitellesca, che mi ricorda la mia maestra delle elementari, bigotta e bacchettona, e non so come fare per liberarmene.

Vampiri

Mi trovo in una località di mare e passeggio sul lungomare. incontro per caso Giacomo Farioli, un ragazzo che cantava con me nel coro di scuola che mi invita per la sera stessa ad andare a una festa.

La festa si svolge in una villa rinascimentale, ed è necessario indossare un mantello rosso per poter entrare.

La festa si svolge all’interno di un enorme salone illuminato solo da luce naturale che entra da un’enorme finestra sul lato lungo del salone.

In mezzo al salone, una massa informe di gente che si contorce in una specie di orgia, son tutti mezzi nudi, e tutti un pò sporchi di sangue.

Allungano le mani verso di me, chidendomi pietà, e chiedendomi se possono mordermi. la massa informe di persone si contorce: hanno rapporti sessuali: una vera e propria orgia di sesso e sangue.

Riesco a liberarmi dalla loro presa, e fuggo in una specie di cunicolo illuminato da torce appese alle pareti, e mi guida in questa fuga, Giulio Sganga, un mio amico della piscina.

Alla fine di questo cunicolo, Giulio mi indica una porta e mi dice di scappare e di non voltarmi mai indietro.

Appena varco la soglia, mi ritrovo in un giardino ed è giorno. il giardino però è un’enorme discarica di rifiuti, e nel mezzo del giardino c’è una fontana ormai spenta in cui l’acqua imputridisce e un orrendo odore mi entra nel naso.

Lì accanto alla fontana vedo una piccola capanna costituita da 4 bastoni che sorreggono un telo sudicio. sotto questo telo riconosco una donna sdraiata a in posizione prona ma con la testa girata al contrario, come regan dell’esorcista. ha gli occhi ricoperti dalle cataratte per cui sono quasi bianchi. la riconosco, è Margherita Buy (????), che intona una canzone che mi fa accapponare la pelle. Un senso di inquietudine mi pervada. poi comincia a parlarmi, ma io ho il solo desiderio di trovare una via di fuga.

Mi sveglio.