Baci e pratiche

Sono in una cucina grigia ad U in un appartamento un po’ buio insieme a L.S. a cui sto parlando di un infuso molto buono. Le mostro la confezione e per farlo mi avvicino. In pochi secondi siamo così vicini che iniziamo a baciarci appassionatamente.

Mi ritrovo, aihmè, nell’ascensore dell’uffico con in braccio una cofana di pratiche verdognole/azzurrine. Arrivato al piano terra noto che il collega A.V. blocca inavvertitamente la porta dal di fuori con il proprio corpo. È vestito tutto di bianco. Dopo un mio amichevole “ao” si sposta permettendomi di uscire, seppure a fatica, dall’ascensore.

Una volta fuori arrivo in uno stanzone con molti altri colleghi (di cui la maggiorparte sconosciuta) disposti tra scrivanie e mobili di un bel legno scuro in uno stile molto più vicino a quello di una casa piuttosto che a quello di un ufficio. Mi avvicino ad un paio di scrivanie e lancio una matita verso una di esse. La matita invece di cadere e rimanere, bene o male, sulla scrivania dove l’ho lanciata, inizia a rimbalzare e roteare fino a raggiungere l’altra scrivania che tra l’altro neanche confina con la prima. Faccio notare l’assurdo percorso della matita agli altri colleghi (che in realtà sono colleghe) ma nessuno mi presta attenzione.

Mi giro verso sinistra e vedo E.M., una vecchia compagna della comitiva sotto casa ai tempi delle superiori. La prendo in disparte e le chiedo se ha notato la mia richiesta di amicizia che le ho mandato su Facebook (richiesta che ho veramente inoltrato) ma lei dice di no e io mi rendo conto che lei non è un’assidua frequentatice del social network in questione. Lei cita il testo di una canzone che conosco e allora le chiedo se le piace Dieci (nel sogno è il cognome del cantante ma in realtà ci riferiamo a Moltheni). Mi risponde di sì e mi nomina altri titoli di sue canzoni di cui molti non esistenti descrivendo brevemente la sua preferenza per quella intitolata “Gli anni del malto”. Le dico che sono andato a vederlo a Bergamo in concerto a Marzo o Maggio (o in un altro mese che non esiste). In questo frangente E.M. è diventata una mia compagna delle elementari. Una collega che sta lí vicino a noi inizia a parlare del canante e io la fulmino dicedole con tono scherzoso “Non mi toccare Dieci eh!” aggiungendo poi un bel “Sto scherzando”.

Bambino

Sono con M., siamo allo studio, c’ è una collega che sta’ facendo terapia ad un bambino, ha un libro e gli fa vedere delle immagini.

Noi due siamo nello studio con lei, ci sono delle valigie, come se la collega stesse per partire.

M. mi dice ma non si ferma sulle immagini col bambino, è importante, M. prova a dirglielo ma lei non l’ ascolta.

M. mi dice diglielo tu, ” Deve fermarsi sulle immagini col bambino”.

Vado dalla collega e con molta calma cerco di farle capire l’ importanza di stare sulle immagini col bambino.

Vado via, parto sono in un paesaggio di mare.

Il lavoro

Sono al telefono sto’ parlando con l’ amministratrice del lavoro, le dico che voglio andarmene.Tutti i miei colleghi sono gia’ andati via, resto solo io, lei mi dice va bene, anche se mal volentieri.Chi coprira’ ora i turni?.

Inizio a pensare che pero’ quei soldi mi servono, allora richiamo le dico che resto, per ora.

Scarpa mancante

Sono a casa di una didatta della scuola, ha invitato a casa sua me e altre colleghe.Vedo che ci sono come dei peluche, dei giocattolini di una mia vecchia amica M..Stiamo andando via mi accorgo che mi manca una scarpa, le altre colleghe sono gia’ andate, mi attardo a cercare la scarpa, la didatta che nel frattempo sta’ vedendo dei pazienti si accorge di me, mi chiede ” che fai ? ” le spiego…. vorrebbe aiutarmi, ma non puo’ ha i pazienti.Alla fine decido di usare delle pantofole, sotto la gonna lunga che indosso non si vedranno e cosi’ potro’ andare a casa a cambiarmi.

Il parto

Sono in una clinica e sto per partorire. Quello che vedo non mi piace per niente. Un’ostetrica mi vuole dare delle mutande di plastica del colore della bandiera brasiliana. Le trovo fuori luogo, le dico che io ho le mie in cotone. Lei non sembra convinta, pare sia una questione di misure! Poi mi trasferisco in un’altra clinica dove c’è un prof. che però non è il mio dottore ma somiglia invece ad uno psichiatra che conosco. Stanno organizzando una festa per i 40 anni di un medico, collega loro, e raccolgono i soldi per il regalo. Mi domando come mai un medico che compie 40 anni voglia festeggiare in clinica. Finalmente vedo C. la mia ostetrica. MI dà dei consigli e mi tranquillizzo. Mi prepara al parto e penso che cose che fino a quel momento mi sembravano imbarazzanti non lo sono poi così tanto.

Roberta

Sto camminando con la mia collega Roberta,  è come se non riuscisse a stare al mio fianco deve sempre andare più avanti. Le chiedo perché non camminiamo insieme ma non mi calcola più di tanto.

Confusione

Non so bene dove mi trovo, forse al lavoro,sto’ uscendo da un giardino. ci sono come delle bomboniere con dei confetti appesi al cancello, ne prendo una.sono strane una specie di sacchetto di pelle.Poi vedo una signora con un bimbo in braccio, lo accarezzo. c è una mia collega mi segue è vestita piu’ moderna di come si veste in realta’.

Cambia scena:ora sto’ parlando con un paziente, U.cerco di convincerlo a tornare prima dalle vacanze, sta’ fumando( all’ interno del centro)cosa stranissima nella realta’ non fuma.

cambia dinuovo scena, sono a casa, ma non non so quale,parlo al telefono con una collega, c è una confusione pazzesca, non sento nulla, sono i miei parenti che fanno casino, gli dico di abbassare la voce, poi chiudo.

Parlo con mio padre,gli dico perchè deve sempre svalutare la mia seconda madre per tessere le lodi della prima, non possono essere le persone semplicemente diverse.