Attacco mafioso

Sono a C., mi sembra con mio padre che però è in sottofondo. Voglio acquistare una casa nuova, oppure aggiungere una parte nuova a quella già esistente; infatti scopro un terrazzo che non conoscevo, privo di parapetto su uno o due lati, confinante col giardino pensile di vicini simpatici. Procedo all’acquisto, ma a questo punto compare un boss locale con ricatti e minacce, non vuole che mio padre ne faccia una casa per anziani perché danneggia i suoi interessi mafiosi. Ribatto e lo contrasto con tutte le mie forze, anche se fatico a parlare e la voce mi si strozza in gola. Gli chiedo come si chiama, risponde: “Silenzio senza parole”; vorrebbe darmi la mano, me le porge entrambe, ma io mi sottraggo e le rifiuto. Mi sento serena per non aver ceduto al mafioso, anche se temo che faccia qualche attentato alla casa. Lo vedo andar via, è un personaggio grottesco, quasi ridicolo, con un lungo mantello di piume multicolori, una specie di boss da operetta.

Serial dream

Attentati alla vitalità

 
1) Sono in viaggio con i miei genitori. Prima guida mio padre, poi mia madre, alla fine decido di guidare io. A questo punto un agente di polizia mi ferma e mi contesta qualcosa di irregolare. Mi accorgo che non è molto lucido, protesto e rivendico il mio diritto a guidare. Non ricordo l’esito della discussione.
2) Faccio un esame, un concorso, per un nuovo lavoro. Mi bocciano.
3) Vado ad abitare in una bellissima casa nuova, grande, luminosa, con vista e accesso diretto sul mare. Sono molto contrariata perché mia madre ha insediato lì una donna dall’aria zitellesca, che mi ricorda la mia maestra delle elementari, bigotta e bacchettona, e non so come fare per liberarmene.

Tutti al mare!

Sono a C., con mio padre, mia madre e mia nonna. Siamo venuti per vendere la casa al mare, ma io ci ripenso; sembra piccola e un po’ fatiscente però, riguardandola bene, non è poi tanto piccola e si può rendere più confortevole. Posso andarci in estate e in qualche week end, perché rinunciarci? L’unico problema è che ci va anche Stella (la signora che mi aiuta in casa), ma possiamo accordarci sui periodi in cui andare e dividerceli. Mio padre propone di ampliare la casa incorporando un piano superiore, una specie di loggiato, che è rimasto libero perché vi è avvenuto un omicidio. Io rifiuto decisamente, non voglio la casa dell’omicida! Mia madre comincia a parlare e dice che aspetta la prossima morte di mia nonna per potersi sentire finalmente libera e fare qualche viaggio, anche in terre lontane.

Non so come finisce, perché suona la sveglia…

Rimettersi in gioco

Dopo anni di pensione, pare che io abbia deciso di tornare a scuola a insegnare e che abbia chiesto il reintegro in servizio. L’ho ottenuto, e sono in un posto dove si assegnano gli incarichi, con altre persone, anche amici che però non ricordo. Mi danno di nuovo un incarico fuori Roma, come nei primi anni di insegnamento, dovrò di nuovo viaggiare, rimettermi su strada. Penso di aver fatto una grande sciocchezza, ho paura di non farcela più a reggere quella vita, chi me l’ha fatto fare, potevo starmene tranquilla a casa, etc.; penso di andare a chiedere la revoca dell’incarico a un personaggio autorevole che è lì vicino, ma in realtà sono combattuta dentro di me. Resto a casa, o mi rimetto su strada?

Sorellanza… mah!

Mi trovo a consolare due amici rimasti vedovi delle loro compagne. Uno è un collega, L.C., l’altro è C.F., l’ex fidanzato di Rieti. In realtà, spero di prendere il posto delle compagne defunte e ho con loro, specie con L.C., un rapporto affettuoso che sconfina nell’erotico. Appena sveglia, penso a quanta falsa coscienza ci sia negli ideali di “sorellanza”, e a quanta competizione ci sia invece, in realtà, fra noi donne. Mi sembra molto brutto, ma tant’è…

Ancora in viaggio

Sono con F., passeggiamo di notte in una specie di giardino o vivaio pieno di piante, anche di alto fusto. Fra noi c’è un rapporto affettuoso. Dobbiamo partire: verso Civitavecchia (per me legata alla mia prima infanzia, alla famiglia di origine e, negli ultimi tempi, in particolare a mio padre), oppure verso Rieti (città di un mio ex fidanzato col quale avevo fatto fantasie di matrimonio e che ho sempre sentito contrapposto a mio padre).

Usciamo dal giardino e ci avviciniamo alla macchina, è la vecchia Lancia Dedra di mio padre (la prima su cui mi ha permesso di mettere le mani, era molto geloso delle sue macchine, e lo sentii come un primo segnale del suo invecchiare).
A questo punto c’è una controversia su chi deve guidare: vuole farlo mio padre, ma io non mi fido della sua guida, è troppo vecchio; alla fine raggiungiamo una mediazione, lui guiderà all’andata (e in effetti lo fa con una certa perizia), ma io guiderò al ritorno. Partiamo, io, F. e mio padre: peccato che non sappia per dove!

Festa

C’è una festa a casa di Barbara P.; dopo la morte di M., il suo compagno, ha adottato due o tre bimbi orientali e vuole festeggiare queste “nascite”. Parlo con qualcuno delle radici antiche della nostra amicizia, fin dai tempi delle nostre nonne, e della storia della sua famiglia; mentre racconto, la storia della sua famiglia si fonde con quella della famiglia R.

Io sono lì con un uomo che è il mio compagno, forse C., e mi sento serena, consapevole di essere nel posto giusto, al momento giusto, e con l’uomo giusto. Sono felice, e anche stupita, di aver finalmente ritrovato la serenità dopo un periodo tanto travagliato.

In viaggio

Decido di fare un viaggio da sola con la mia macchina. Forse dovrei anche raggiungere i miei genitori in vacanza da qualche parte, ma intanto mi muovo molto velocemente per l’Italia. All’inizio sono in Liguria, e scendo per una strada molto ripida, quasi in picchiata, verso un lago che so di conoscere, racchiuso fra alte montagne. Il panorama è bellissimo e sono contenta di averlo ritrovato. Poi sono sulla strada costiera, in alto sul mare, ma è come un percorso all’interno della montagna, che va per rocce e grotte, sterrato, con piccole aperture da cui ogni tanto si vede il mare di sotto. Ci sono anche degli spiazzi scavati nella roccia che sono come delle “stazioni”, dei sacrari, dove la gente si ferma per rendere omaggio; ne ricordo uno in particolare, dove c’è una lapide con dei nomi, e fiori, per ricordare alcune persone che sono state vittime dei nazisti. Poi mi ritrovo dalle parti di Parma e vado a visitare un castello che avevo visto in fotografia, sono contenta perché l’avevo trovato affascinante, simile a Castel del Monte. Mi affaccio al suo interno, con altre persone, da una specie di loggia, e il luogo si umanizza: dentro c’è un uomo nella sua casa, che lavora al computer, e ci parliamo amichevolmente. Alla fine ho voglia di una vacanza riposante e penso di andare al mare vicino Roma, magari a Fregene, e passarci un po’ di giorni in completo relax facendo bagni e prendendo il sole.