Tra moto e ragnatele

Chiacchiero con due ragazzi poco più che ventenni. Mi dicono di preferire la moto allo scooterone. “Perché sprecare degli anni preziosi della propria vita a guidare uno scooterone? Allora ho deciso di prendermi la moto.” Afferma il ragazzo che ho di fronte, seduto ad un tavolo da pic-nic insieme a noi. Ci alziamo. Loro prendono le moto, io il mio Vespone. Loro sono incuriositi dal mio mezzo (mezzo: a metà, tra scooterone e moto). Mi accorgo che sono in riserva di olio ma mi dico che a breve farò benzina e rabboccherò l’olio. Non trovo più i ragazzi. Mi fermo a cercarli nel locale lì vicino, una specie di paninoteca/locale anni ’50/’80. Subito dopo sono nella mia vecchia casa e capisco di dover stare lì per un po’, vista la situazione legata al Coronavirus. Non sono particolarmente contento di stare nella mia stanza e me ne stupisco, avendo sempre ritenuto quella casa l’abitazione dove avrei voluto poter tornare almeno una volta ancora. Disinfetto delle ragnatele e mi accorgo che c’è un ragno dietro alla scrivania.

Il condizionatore

Sono nella casa dei miei nonni materni. Il mio amico Antonio parte per un giro sulla sua moto insieme ad una persona appena conosciuta. Io sono dentro al Garage. Mi aspetto di vedere la macchina di mio nonno che anni fa è stata, dopo la sua morte, la mia prima macchina. Mi rendo conto che non esiste più. Rimane al centro del garage unica,ente un piccolo rimorchio, come una roulotte in miniatura di un bianco sporco, ingrigito dagli anni. Mi accorgo che sul soppalco, in alto a sinistra, c’é un vecchio condizionatore. Penso che potrei prenderlo per portarlo a studio in questi giorni di afa. Lo prendo e lo attacco ad una presa. Temo un cortocircuito. Ci sono più spine attaccate di certo non nuove. Tutto va per il meglio e il condizionatore si accende. Sento l’aria fresca uscire da un punto preciso del vecchio condizionatore. Mi chiedo di chi sia. Forse di mio zio, dei miei nonni, oppure di mia madre?

La strada alternativa

Sono in un quartiere di Roma che non ricordo. Possiedo una moto rossa e nera di cui vado molto orgogliosa. Devo rientrare a casa con S. Vedo davanti a me una donna in tuta da motociclista che ha la stessa mia moto ma il modello successivo. Sono arrabbiata e penso che vporrei quella nuova. Poi torno con S. in macchina, facendo una strada nuova. passiamo davanti ad un parco giochi acquatico. vedo delle persone che fanno giochi strani: sono sdraiati in piccole conche che galleggiano sull’acqua e si devono tirare dei dischi. Penso che sia un pò pericoloso perchè se ti arrivano in faccia possono fare molto male. Dico ad S. che questa strada non la conosco proprio; lui è contento perchè di solito sono sempre io a dire le strade da fare e questo lo innervosisce. Poi incontriamo D. che mi chiede se nei giorni di Natale voglio lavorare lì nel parco. Gli dico che io sto andando in maternità e che non posso lavorare,. altrimenti avrei già fatto dei turni in comunità. Poi incontriamo altre persone che conosciamo anche A., la moglie di A., che però è antipatica. le mostro il posto dove da adolescente mi fermavo con i miei amici ma lei sembra un pò volermi distanziare.

La promessa

Il mio ex fidanzato S. piomba a casa mia inaspettatamente, ricordandomi la promessa che ho fatto di prestargli la macchina per andare a fare una gara di tiro dinamico. Io replico che mancano ancora molti giorni alla data che avevamo concordato e che la sua richiesta mi trova impreparata. S. mi informa di avere una importante gara di qualificazione il giorno dopo, quindi la macchina gli è necessaria perchè non può arrivare fino al poligono di tiro di L. in moto, è troppo lontano, la strada è poco sicura, afferma di esser certo che su di me può contare. Non rispondo, mi sento alquanto perplessa, la ritengo una pretesa che avrei potuto soddisfare se fossimo stati ancora insieme.