L’amica di famiglia

Sono su un ciglio di una strada a due corsie strette, mi trovo sul marciapiede. Da lontano arriva velocemente un suv che quasi mi travolge, mi passa accanto a tutta velocità e mi manca per un pelo.

Mia madre mi dice che si tratta di O. un’amica di famiglia, che sterza e parcheggia dentro un grande giardino. Io comincio ad andare in escandescenza, in quanto non è la prima volta che O. rischia di investirmi, così prendo coraggio e decido di andare a parlare con la sua famiglia.

Giro nella stessa direzione del suv e mi ritrovo in un grande giardino di un castello. Entro nel castello e incontro la suocera di O. che nella vita conosco molto bene, la signora M. Spiego con tono seccato come stanno le cose, mentre M. mi guarda come se fosse incantata dalle mie parole. Ad un certo punto accorgendomi di tale dedizione, abbasso i toni e giustifico il comportamento di O. dicendo che forse ha perso la vista e che dovrebbe mettere gli occhiali mentre guida.

A questo punto gli occhi di M. si riempiono di lacrime e mi invita ad uscire dal castello. Di fronte a tale reazione accetto di uscire e mi fanno accompagnare da un ragazzo di bella presenza. Comincio ad entrare ed uscire da un infinito numero di stanze, scendo infinite rampe di scale, fino ad arrivare in una stanza con una tenda rossa, dove questo ragazzo (che nella vita non conosco), si gira verso di me e comincia a dirmi delle frasi dolcissime, io in realtà non comprendo le parole esatte, ma ringrazio e sorrido.

Torno in questo grande giardino.

Vecchi tempi

Sono in un negozio di costumi da bagno con Fabri, lui ne prende in mano due e me li vuole regalare, poi vediamo il prezzo e io dico che è troppo alto e lo porto in un altro negozio, forse Benetton, e inizio a girare tra i vestiti. Vedo, davanti ad un camerino di prova con la tenda aperta, B. e S. seduti per terra con la schiena dritta, come per coprire una persona che si sta cambiando. Guardo in basso tra loro due e vedo che la presona nascosta si sta infilando un paio di Stan Smith verdi, allora capisco che è E.. Io scoppio a ridere per  tutta la manovra scomoda che deve fare per cambiarsi. B. allora mi risponde ridacchiando “E di che ti meravigli, ci siamo cambiate per una vita in giro, nei bagni di scuola, in giro…” (poi facciamo altre considerazioni) Poi la scena cambia e sono a San Lorenzo, in strada, seduta ad un tavolo tondo con tante persone che non ricordo e c’è anche M.. Poi cambia scena e io sto camminando su per via del Tritone, ma sotto un lungo portico che sembra una galleria di Milano e arrivo in un bar molto elegante dove parlo con un cameriere di M., ma non ricordo altro.