Partita di beneficenza

Dobbiamo fare una partita di beneficenza per il dott. V. Purtroppo però la partita è di basket e non di pallavolo come speravo. Mi candido per giocare nella squadra perché mi sembra doveroso ma poi quando inizia la partita m rendo conto che non lo posso fare. Arriva G. M. che come al solito mi è molto antipatico. Non ha la tuta e gli dico che se vuole ho una maglietta (con i cuori) da prestargli. Siamo ora a casa vecchia mia al Q. e gli indico il mio bagno per lavarsi e cambiarsi. Lui però va nell’altro. Torniamo a giocare la partita e mi rendo conto che siamo a Pescasseroli. Allora G.V. passa davanti tutte le ville per raccogliere adesioni per la partita. Mia sorella dice che è costretta a dormire in macchina perché a casa non c’è posto. Arrivati al campo mi rendo conto che è lo stesso posto dove sono stata in vacanza con M. Mi ricordo della spiaggia, della pizza che ti danno. Non sono contenta, c’è troppa confusione. Poi incontro dei ragazzi delle medie e vedo che C. è molto affezionata. Sono gelosa della sua capacità di mettere d’accordo, mantenere i legami speciali.

 

Il water e il conducente

Sono nella zona di Trastevere insieme a mio figlio. C’è un water in mezzo alla strada. Sento lo stimolo a defecare e mi siedo. Accanto a me c’è mio figlio. Inizia a piovere e apriamo gli ombrelli. Mio figlio apre l’ombrello dell’Ape Maya. Ride perché la situazione è davvero buffa. Anche io rido con lui. Mi sento allegro e spensierato mentre rifletto sul fatto che non mi importa niente che gli altri mi vedano o che io mi possa sporcare sedendomi su un water che forse è stato usato da altri. Penso che a casa, con calma, mi laveró meglio.

Sono in un autobus di linea in una città del Nord. Come biglietti ho due bolli da 1,81. Il conducente viene da me per controllare i biglietti e mi dice che mi deve fare la multa. Gli dico che se proprio deve farmela la accetteó nonostante non lo ritenga giusto. Mentre si rimette alla guida comincia a parlarmi di cose sconnesse. Capisco che se lo ascolto non mi farà la multa.

Il grande punto interrogativo

Sono per strada, in attesa dell’autobus. C’è una ragazza con i capelli lunghi. Penso che stia aspettando l’autobus anche lei.

Mi giro verso sinistra e al centro di un comprensorio di palazzi in cortina c’è un enorme punto interrogativo il cui gambo è formato da palazzine simili a quelle intorno il cui spessore è così ridotto da farmi pensare che possano crollare da un momento all’altro. La curva del punto interrogativo invece è fatta di fasce di metallo sovrapposte. E’ enorme…

Decido di circumnavigare il comprensorio per osservarlo meglio e per trovare una visuale ottimale affinchè possa scattare una foto. Prima di incamminarmi penso che ritroverò la ragazza dove l’ho alsciata. Purtroppo mentre effettuo il giro del comprensorio le varie visuali non mi soddisfano e finisco per ritrovarmi alla fermata dell’autobus. La ragazza non c’è più, peccato…

Libro, frutta e verdura

Sono insieme a C. in un’aula di una scuola. Mi fa vedere un libro di narrativa appena pubblicato. Mi dice un po’ contrariato che nel libro è stato pubblicato un suo articolo (o un articolo del nonno) senza che a lui venisse chiesto il permesso. Sulla copertina del libro c’è un disegno raffigurante una fattoria ed una ferrovia.  C., occupandosi della mia buona salute, mi regala della verdura e della frutta (ricordo in particolare cavoli e mele).

Baci e pratiche

Sono in una cucina grigia ad U in un appartamento un po’ buio insieme a L.S. a cui sto parlando di un infuso molto buono. Le mostro la confezione e per farlo mi avvicino. In pochi secondi siamo così vicini che iniziamo a baciarci appassionatamente.

Mi ritrovo, aihmè, nell’ascensore dell’uffico con in braccio una cofana di pratiche verdognole/azzurrine. Arrivato al piano terra noto che il collega A.V. blocca inavvertitamente la porta dal di fuori con il proprio corpo. È vestito tutto di bianco. Dopo un mio amichevole “ao” si sposta permettendomi di uscire, seppure a fatica, dall’ascensore.

Una volta fuori arrivo in uno stanzone con molti altri colleghi (di cui la maggiorparte sconosciuta) disposti tra scrivanie e mobili di un bel legno scuro in uno stile molto più vicino a quello di una casa piuttosto che a quello di un ufficio. Mi avvicino ad un paio di scrivanie e lancio una matita verso una di esse. La matita invece di cadere e rimanere, bene o male, sulla scrivania dove l’ho lanciata, inizia a rimbalzare e roteare fino a raggiungere l’altra scrivania che tra l’altro neanche confina con la prima. Faccio notare l’assurdo percorso della matita agli altri colleghi (che in realtà sono colleghe) ma nessuno mi presta attenzione.

Mi giro verso sinistra e vedo E.M., una vecchia compagna della comitiva sotto casa ai tempi delle superiori. La prendo in disparte e le chiedo se ha notato la mia richiesta di amicizia che le ho mandato su Facebook (richiesta che ho veramente inoltrato) ma lei dice di no e io mi rendo conto che lei non è un’assidua frequentatice del social network in questione. Lei cita il testo di una canzone che conosco e allora le chiedo se le piace Dieci (nel sogno è il cognome del cantante ma in realtà ci riferiamo a Moltheni). Mi risponde di sì e mi nomina altri titoli di sue canzoni di cui molti non esistenti descrivendo brevemente la sua preferenza per quella intitolata “Gli anni del malto”. Le dico che sono andato a vederlo a Bergamo in concerto a Marzo o Maggio (o in un altro mese che non esiste). In questo frangente E.M. è diventata una mia compagna delle elementari. Una collega che sta lí vicino a noi inizia a parlare del canante e io la fulmino dicedole con tono scherzoso “Non mi toccare Dieci eh!” aggiungendo poi un bel “Sto scherzando”.

Il ladro

Sono a casa di R., c’è anche G., siamo in un salotto, mi ricorda quello di casa mia, abbiamo dormito sui divani, non so perche’.

Vado in bagno, ci sono dei soldi sulla lavatrice, dopo entra in bagno G., i soldi sono i suoi.

Sono in auto con R., stiamo andando al lavoro, guardo nel portafoglio ho molti soldi, ad un certo punto gli dico ” ma io devo andare con la mia auto_ non capisce, ripeto _ devo prendere la mia auto”.

Mi lascia ad una fermata di bus, in maniera che io possa tornare indietro e prendere la mia auto.

Mentre aspetto l’ autobus, un signore mi fa cenno. Mi hanno rubato il portafogli.

Sono disperata, avevo diversi soldi dentro.

E’ stato un barbone, penso devo andare a denunciarlo.

Cassetti

Sono con mia madre, vedo che ha steso della biancheria intima carina, quando si distrae prendo come una sorta di corpetto, come forse si portavano un tempo. Poi vado nella sua camera da letto mi rendo conto che non ho mai aperto i suoi cassetti, lo faccio.

Mi accorgo che sul fondo di questi  ci sono tantissime foto del passato, di quando ero bambina, c’è anche mio fratello, ridiamo, sento come una nostalgia e un dolore fortissimi, mi sveglio.

La festa culinaria

Sono con R., è distante, non capisco perchè. Entro in camera da letto, qualcuno ha spostato tutto, il letto non c’è, è stata cambiata la disposizione dei mobili. Gli chiedo se c’è stata sua madre, mi dice di sì e che le sto antipatica. Dice: “Le ragazze che prendono la pillola sono di sinistra”.

Ora in casa ci sono i miei, anche mia nonna, sono allegri come una festa e tutti sono impegnati a cucinare.