Orsoli o folletti

Mi trovo davanti a un disegno, fatto da un bambino o bambina.. sembra uno di quei quadri che visti da vicino non hanno senso ma appena ti allontani tutto è più chiaro. Sembra di essere l’unica in grado di interpretarlo e di comunicare con il bambino. Ad un tratto il disegno diventa a colori, anche se solo in parte, si vedono delle fragole e tantissime foglie. Inoltre dei folletti o gnomi con delle torte di fragole e il bimbo mi spiegava che si chiamavano orsoli e non erano come le fate a cui uno chiede aiuto ma erano degli esseri che sceglievano di donare il loro amore incondizionatamente anche attraverso il dolce e si sarebbero presi cura della persona che avevano scelto per tutta la vita. Quasi come essere nelle pagine di un libro di favole

L’albero

Venivo accompagnato da mio nonno lungo una via di un paese che stava dentro un capannone enorme. Era tutto coperto ed il cielo non si vedeva lasciando il posto ad una luce crepuscolare. In questa città c’erano vie, negozi, banche e sopra tutto questo telecamere nascoste agli angoli. Stavamo salendo su un piano rialzato con una scala mobile ed intanto mio nonno mi metteva in guardia, riferendosi alle telecamere.

Arrivando su troviamo un androne poco illuminato con la luce che veniva dalla galleria in fondo dove si evinceva un uscita all’aperto. I negozi erano chiusi e l’unica persona li era una donna che passa velocemente (apparizione fugace). Dirigendoci verso l’uscita ci ritroviamo in una piazza simile a quelle che si possono trovare subito all’uscita di una metro.

Dall’altra parte della piazza vi era un muretto e vi scorgo due arabi con turbante e occhiali da sole appoggiati, che vendono delle cianfrusaglie. Mi avvicino a loro e accostandomi al muretto noto nell’aiuola un albero. L’albero sembrava un pino con i rami incurvati verso l’alto, senza foglie, ma con delle piccole gemme nelle punte dei rami. La corteccia era grigia e liscia. Accanto alle sue radici vi era un essere raggomitolato grande quanto un cane di media stazza senza peli e di colore grigio. La sua testa constava di tanti pseudopodi e niente più. Sul muretto, mi accorgo anche della presenza di un gatto grigio anch’esso raggomitolato.

In… tre viaggi

Al centro di una foresta vi era un grande palazzo in stile liberty. Dentro io ed altre persone avevamo appreso la notizia che dovevamo fuggire da lì, perchè un virus stava già uccidendo molte persone. Allora ci precipitiamo fuori…alcune persone rimangono dentro sdraiate in brandine. Usciamo e cerco di capire quanti eravamo rimasti; circa una decina…Iniziamo a prepararci per un viaggio insieme al gruppo di superstiti.Cerco di far conoscenza con tutti o quasi. Mi curo di non dimenticare niente per la scalata alla montagna che si ergeva davanti a noi: scarponi, ganci, corde, ramponi. Iniziamo la scalata…

Mi trovo in una macchina con mia madre e i genitori di D. La macchina corre lungo una scarpata che da sul mare. Saltiamo e andiamo a finire in acqua… Riesco ad uscire, mentre parlo con mia madre, saltando su uno scoglio lungo la parete e per arrivare dall’altra parte mi aiuto con le mani spostando una parte della roccia/parete come se fosse un cassettone a scorrimento.

Eccoci ritrovati tutti quanti (il gruppo che ha scalato la montagna) lungo un sentiero alberato…sembra autunno per le tante foglie cadute. Il sentiero corre lungo diritto e noi tutti, stanchi, ci avviamo cercando di sorreggerci tra di noi!