Mandorli

Sono a casa dei miei in montagna,  nel giardino,  hanno creato una sorta di grossa aiuola quadrangolare. Su ogni lato è stato piantato un mandorlo. Mio padre vuole spostarne uno. Dice che è stato posizionato troppo vicino alla casa e le radici potrebbere danneggiarla.

Iniziamo a discutere, gli dico ” E’ possibile che queste piante non vengano mai lasciate in pace “. Credo sia meglio lasciarlo dov’ è, tanto è una pianta piccola, e alla fine me la da vinta.

Festa

C’è una festa a casa di Barbara P.; dopo la morte di M., il suo compagno, ha adottato due o tre bimbi orientali e vuole festeggiare queste “nascite”. Parlo con qualcuno delle radici antiche della nostra amicizia, fin dai tempi delle nostre nonne, e della storia della sua famiglia; mentre racconto, la storia della sua famiglia si fonde con quella della famiglia R.

Io sono lì con un uomo che è il mio compagno, forse C., e mi sento serena, consapevole di essere nel posto giusto, al momento giusto, e con l’uomo giusto. Sono felice, e anche stupita, di aver finalmente ritrovato la serenità dopo un periodo tanto travagliato.

Il bignè

La luce filtrava dal sottobosco creando fasci arancioni che tentavano di rischiarare la parte in ombra. Lì finiva un sentiero stretto. Ai lati di esso alberi e piante tutte in controluce…

Il grosso bignè con il cappello di stoffa blu si spostava lungo il sentiero. Vicino alla parte in ombra, il bignè inizia a perdere dei pezzi, che come se fossero dotati di coscienza si muovono verso una pianta…

La pianta aveva il busto che finiva su delle radici esterne che sprofondavano nel terreno solo di poco. I pezzi di bignè la intaccano e la infiammano facendola contorcere.

L’albero

Venivo accompagnato da mio nonno lungo una via di un paese che stava dentro un capannone enorme. Era tutto coperto ed il cielo non si vedeva lasciando il posto ad una luce crepuscolare. In questa città c’erano vie, negozi, banche e sopra tutto questo telecamere nascoste agli angoli. Stavamo salendo su un piano rialzato con una scala mobile ed intanto mio nonno mi metteva in guardia, riferendosi alle telecamere.

Arrivando su troviamo un androne poco illuminato con la luce che veniva dalla galleria in fondo dove si evinceva un uscita all’aperto. I negozi erano chiusi e l’unica persona li era una donna che passa velocemente (apparizione fugace). Dirigendoci verso l’uscita ci ritroviamo in una piazza simile a quelle che si possono trovare subito all’uscita di una metro.

Dall’altra parte della piazza vi era un muretto e vi scorgo due arabi con turbante e occhiali da sole appoggiati, che vendono delle cianfrusaglie. Mi avvicino a loro e accostandomi al muretto noto nell’aiuola un albero. L’albero sembrava un pino con i rami incurvati verso l’alto, senza foglie, ma con delle piccole gemme nelle punte dei rami. La corteccia era grigia e liscia. Accanto alle sue radici vi era un essere raggomitolato grande quanto un cane di media stazza senza peli e di colore grigio. La sua testa constava di tanti pseudopodi e niente più. Sul muretto, mi accorgo anche della presenza di un gatto grigio anch’esso raggomitolato.