La pecora rosa

Sono a al parco sotto casa ed un raggazzo che vedo quasi tutti i giorni mentre porta a spasso il suo cane mi mostra la sua invenzione. Mi spiega di essere diventato ricco grazie ad un disegno di una pecora rosa. Il disegno è piaciuto talmente tanto che è stato acquistato da una grande azienda per la realizzazione di un piccolo toy di plastica e lana.

Mi meraviglio della creatività del ragazzo mentre, contemporaneamente, sento crescere in me l’invidia per la sua nuova condizione economica. Nonostante gli ultimi eventi il ragazzo continua comunque a lavorare con il suo furgone e a consegnare prodotti in ospedali e ristornanti.

Ammiro la costanza di questa persona che, nonostante  il denaro guadagnato, continua a lavorare rimanendo un umile lavoratore ed un simpatico e modesto ragazzo sulla trentina.

Il palloncino rosa

Sono da solo e giro per la città tenendo in mano un palloncino rosa. Dentro al palloncino c’è un bambino che sta crescendo e che debbo accudire.

B. non è a Roma e, nell’attesa, sarò io ad occuparmi del bimbo tenendo con me il palloncino. Lo porto in giro, a volte lo metto sotto la maglietta, altre volte invece lo massaggio come fosse un antistress. Mi preoccupo del fatto che, essendo un uomo, io possa agire maldestramente o possa usare troppa forza nel muoverlo. Mi accorgo però che dentro al palloncino c’è un’altro piccolo contenitore in plastica che serve a proteggere il bimbo che sta crescendo.

Quando torna B. sono felice di poterle restituire il palloncino dal momento che so che lei, con il suo istinto femminile, saprà come muoversi e come trattarlo.

 

Ombre

Mi trovo con F. a visitare un’abitazione molto grande con un giardino altrettanto grande. Lo stile e’ gotico/liberty e siamo affascinati dal suo splendore. Giriamo per le varie stanze fino ad arrivare alla torretta , splendida, con bassorilievi sulle pareti ed archi che danno sul giardino. E’ notte e i lampioni del giardino illuminano di riflesso la stanza in cui siamo. Penso che sarebbe bello acquistare questa villa ma allo stesso tempo sono pervaso da una sensazione di timore e paura.

Ci ritroviamo nella stanza da letto di casa nostra. Io sono a terra, inginocchiato a trafficare con non so bene cosa, F. e’ accanto a me in piedi. Ad un tratto alzo lo sguardo verso il salone, attraverso la porta della camera e vedo F. con il suo pigiama di pile rosa che si agita, urla impaurita e corre verso la camera da letto agitando le braccia.

In un microsecondo mi chiedo come faccia a stare contemporaneamente vicino a me e nel salone, che forse puo’ essere un’altra persona, magari mia figlia (?) e soprattutto mi prende una paura immensa anche a me perche’ subito appresso a lei, da dietro la colonna del salone vedo spuntare un’ombra dalle sembianze umane.

Mi precipito urlando in salone, faccio il giro della colonna brandendo qualcosa nella mano, colpisco la colonna, continuo ad urlare ad occhi chiusi, li apro e mi ritrovo al buio, brividi dappertutto, non so che fare.

Mi sveglio in un mare di brividi emettendo un qualcosa molto vicino ad un latrato canino…

La pizza rossa

mi trovo con i miei cugini V e L in una soffitta di un palazzo a me sconosciuto… V mi fa da guida e mi porta a visitare tutte le stanze della casa…la stanza delle rose, la stanza delle barche, insomma attaccato ai muri ci sono dei quadri a tema, nella prima disegni di rose rosa e nella seconda delle stampe di velieri, V mi dice di guardare attentamente i quadri appesi e mi chiede se li riconosco, erano di nostro nonno, stavano nella sua vecchia casa bianca al mare, ma io non li riconosco per niente, per me sono del tutto nuovi, insomma non mi ricordo di averli mai visti in passato…eppure V insiste e mi dice che non è possibile… decido di uscire dalla stanza con i velieri e scendo una lunga e larga scala di travertino, simile a quella del palazzo delle esposizioni di Roma, ed ecco che vedo mio cugino L seduto che mangia un pezzo di pizza rossa, quella del fornaio, bassa, croccante, buona…allora decido di prendere dalla mia borsa a tracolla la mia, la tiro fuori e comincio a mangiare la mia pizza rossa del fornaio insieme a lui…

Una stanza nel vento

… sono in un paese molto caldo… in uno spiazzale… dal luogo in cui mi trovo si intravede, lontano, il mare… a terra della sabbia marrone ed ai lati una vegetazione lussureggiante…è un paesaggio a me familiare, un luogo dove per anni ho trascorso le vacanze con la mia famiglia… ma nel sogno sono consapevole di non essere lì… e di essere invece in un posto che gli somiglia soltanto… ma non è….

…una piazza sterrata molto grande…. nel centro sorge una stanza… senza pareti… solo un tetto di legno e paglia… è grande e “contiene” tutte le persone a me più care… la guardo da lontano… e sento un vento caldo… vedo passare mia cugina… trascina dietro di se un termosifone fucsia con una cover rosa… le chiedo dove ha preso un oggetto tanto strano… risponde che lo ha ricevuto in regalo da una amica di famiglia…. accanto a me l’amica più cara che ho… passeggia al mio fianco… ci dirigiamo verso la stanza… poi mi chiede di fermarmi… di aspettarla… vuole acquistare dei dolci da portare alla mia famiglia che ci aspetta… li trova da un venditore ambulante… sono frittelle… coperte di zucchero… vengono riposte in una busta di carta… riprendiamo il cammino verso la stanza… lei apre la busta ed inizia a mangiarle…


p.s. …. è il primo sogno che condivido con voi… e questo è il primo pensiero… grazie per aver creato questo spazio… sogno sempre…ogni notte… e ogni mattina racconto alle persone che porto nel cuore (le stesse co-protagoniste del sogno appena condiviso) ciò che in sogno cerco di raccontare a me stessa… perchè questo credo sia il senso…

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