Sono con Root (personaggio femminile della serie televisiva “Person of Interest”) in un poligono di tiro clandestino. Dei tizi poco raccomandabili ci stanno mostrando, uno alla volta, dei modelli di Uzi. Sono neri, belli e letali. Un tizio in particolare li carica con dei proiettili esagerati e ce li passa. Arriva il primo a Root e una volta nelle sue mani mi preoccupo subito di aiutarla a dirigere la canna verso il fondo del poligono di tiro. Prova quindi a sparare ma l’arma non spara… Uno dei tipi che abbiamo intorno si avvicina frettolosamente, prende l’Uzi e dice sorridente “È l’occhiello rotto”. Ce ne dà subito un altro e consegna quello difettoso ad altri suoi compagni che sono posizionati sulla porta. Loro lo prendono e lo portano fuori.
Secondo Uzi, provo a sparare io, niente… e fa la fine del primo, ovvero in mano ai tipi di fuori. A questo punto mi insospettisco ed esco fuori anche io. Voglio personalmente dare un’occhiata agli Uzi. Mentre ne maneggio uno elaboro molto attentamente quello che sta realmente succedendo e giungo alla conclusione che hanno inscenato l’inceppamento affinché ci potessero togliere gli Uzi dalle mani per poi consegnarli a chi ci avrebbe fatto fuori.. tutto torna, non ho alcun dubbio. E ora sto cercando disperatamente di farne funzionare uno in modo da poter aprire il fuoco per primo… senza però riuscirci.
Aziono leve che non si azionano, premo parti rosse di plastica che non si premono, giro e rigiro l’arma e penso a cosa potrò fare per salvarmi la pelle…
Mi ricordo improvvisamente di avere l’abilità di diventare invisibile! Ma solo per 30 secondi… durante i quali potrei coprire una distanza sufficiente a portarmi in salvo dalle raffiche di proiettili.
Mi ritrovo in una stanza d’albergo o di una casa, sul letto una valigetta contenente l’Uzi e una ventina di caricatori dalla forma improbabile. Con me c’è un’altra persona. Commento stupito le dimensioni esagerate delle munizioni presenti nei caricatori.
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Salvataggio
C’è una situazione di guerra. Me ne rendo conto quando vengo coinvolta in una specie di squadra, di cui fanno parte anche delle suore giovani e carine, che deve portare in salvo una persona sequestrata o imprigionata. All’inizio sembra che sia una donna, ma poi c’è qualcosa che allude a Gesù Cristo. I miei compagni vanno a liberare questa persona e mi lasciano da sola a fare la guardia in un casolare abbandonato con un lucernario sul soffitto. All’inizio sono tranquilla e aspetto che ritornino, poi un cane dall’aspetto feroce si precipita contro di me spaccando i vetri del lucernario. Ho molta paura, penso che mi sbranerà e che sono persa, invece riesco ad ammansirlo e non succede niente. Poi sono in casa di un vecchio amico di mio padre, sono serena, aspetto notizie, ma sono sicura che la persona da liberare è stata portata in salvo.