La ragazza bendata e il rappresentante esagitato

Sono a San Quirico dalle parti di casa di F. ma al posto suo ci sono Z. e I.. Mi affidano S. e io la porto a spasso.

Più in la verso la strada per uscire dal paese vedo venirmi incontro una ragazza con una benda sugli occhi e una piega allegra sulle labbra. Indossa un cappotto nero e avanza a tentoni. Penso che stia cercando il suo uomo ideale, intanto si è avvicinata e stiamo quasi per scontrarci. Con un gesto deciso e fluido allo stesso tempo, poco prima che i nostri corpi si scontrino, la schivo di lato, passando il mio viso in prossimità del suo orecchio destro, sussurrando un respiro.

La supero e continuo a camminare per la strada, girandomi di tanto in tanto. Noto che si è fermata perché ha capito che qualcuno le è passato accanto. E’ curiosa e si gira di 3/4, mette una mano sulla benda ed esita un poco a levarla. Le dico di no facendole anche segno col dito . “No! Non ci provare sai.”. Ma non mi ascolta e si toglie la benda… mi guarda e sul suo viso si stampa un’espressione di delusione per non aver sfruttato l’occasione di avermi così vicino da potermi prendere. Mi giro di nuovo e mi incammino per la strada che porta fuori il paese.

Imbocco una discesa e mi ritrovo in una strada ai cui lati sorgono delle case colorate, in legno. Mi accorgo di stare nel posto del sogno che ho fatto poco prima di cui non ricordo molto. Torno indietro sui miei passi e arrivato in cima alla salita incontro di nuovo la ragazza bendata. E’ piu che sorridente ora ed in compagnia di un ragazzo; mi sorpassano e spariscono. Vicino ai miei piedi noto una scatola di cartone al cui interno c’è una mascherina del tipo che si usano per verniciare. Guardandola sorrido perché ho capito che era la benda della ragazza che aveva gettato via in quanto ora non le serviva piu.

Mi ritrovo a casa dei miei, sempre a San Quirico ed è passato poco tempo dall’incontro con la ragazza bendata. Sono in prossimità del ponticello che divide casa dall’orto e qualcuno in una macchina mi fa notare che S. non è con me… Mi agito subito, la cerco e noto un gattino vicino a me. “Eccola! Vedi che non me la sono persa?” dico… La prendo in braccio e penso sia l’ora di riportarla ai genitori perché è l’una passata e staranno aspettandola per il pranzo.

Mi dirigo quindi verso il cancello di casa con S. in braccio e all’improvviso mia sorella mi fa notare che Z. e I. sono arrivati a casa mia. S. indossa un vestito viola ed è grande e pesa quanto una bambina di 12 anni. Non faccio però fatica a tenerla in braccio.

Vedo arrivare in lontananza un tipo trafelatissimo e mezzo sdinoccolato. E’ alto e ha i capelli lunghi fino alle spalle. E’ un rappresentante e si ferma tra di noi per consegnarci dei campioni di merce. In particolare viene colpito da mia sorella V. alla quale consegna una grande quantità di bustine trasparenti con dentro una sorta di stuzzicadenti di plastica molto elaborato. Mentre elargisce la guarda fissa negli occhi, rapito dalla sua bellezza.

La consegna continua e anche io e Sa. riceviamo qualcosa. Si tratta però di stoviglie, coltelli e cucchiaini nello specifico. I coltelli hanno il manico rosso e mi piacciono molto ma ho ricevuto solamente un bicchierino di ceramica e allora propongo agli altri uno scambio: “Chi mi da un bicchierino per un coltello?”.

Si avvicina un tipo grassoccio che è disposto al baratto e mi mostra i sui bicchierini. Non mi piacciono perché sono leggermente scheggiati e noto che in fin dei conti anche gli oggetti in mio possesso lo sono… Decido allora di indagare e cerco di vedere cosa ha ricevuto il resto della gente che è lì con me. Analizzo i bicchierini di un’altra persona e mentre li ho nelle mani dico: “Non sono rossi come gli altri.”. Hanno, in effetti, un colore molto piu chiaro, piu vicino a quello dei vasi di terracotta e affermo che è normale che sia così poiché sono oggetti artigianali ed ognuno è diverso dall’altro.

Deliri toscani

Sto a San Quirico a casa dei miei. Mentre mi dirigo verso il campo oltre il ponticello intravedo mio padre. Lo saluto e dietro di lui noto che non c’e’ piu il recinto con le caprette e le grotte che c’erano prima sono state ristrutturate con blocchi di tufo nuovi nuovi. Gli chiedo che fine abbia fatto il recinto e lui indica alla mia destra. Mi giro e vedo che, nel lato destro del campo, c’e’ una costruzione ad un piano costituita anch’essa da blocchi di tufo. E’ molto ampia e con un terrazzo rialzato dal terreno costruito con assi di legno. La trovo fantastica e non vedo l’ora di visitarla da piu vicino. Chiedo a mio padre quando sia stata costruita e lui, con fare un po’ scocciato mi dice “Eh, quando e’ stata costruita secondo te?”… dal suo tono e viso capisco che l’ha costruita lui nella mattinata. Mi giro di nuovo verso la costruzione ora separata da me da una rete metallica, oltre la quale c’e’ mia sorella V., vicino alla casa. Abbasso lo sguardo e intravedo un’apertura nella rete e decido di sfruttarla per avvicinarmi a questa opera edile. Infilo prima la testa e noto che una radice fuoriuscita dal terreno mi complica il compito di raggiungere l’altro lato della rete, nel mentre un serpentello esce dal terreno. Allora mi affretto e inizio a gridare a mia sorella “Un serpente, un serpente!” perche’ ho paura che mi morda, poi il serpente cresce di dimensioni e dico “Ah no e’ un boa” e mi tranquillizzo perche’ so che il boa non uccide mordendo.

Mi ritrovo prima del ponticello con F. e le dico che non trovo piu la marijuana. Lei mi indica una piantina vicino a me dicendo che posso usare quella anche se non e’ cresciuta molto perche’ e’ inverno, la prende e me la porge. E’ buio e non capisco bene di che pianta si tratta poi capisco che si tratta di rosmarino e mi indispongo un po’ perche’  ha tolto una piantina di rosmarino dal terreno quando questa doveva ancora crescere. Sondo il terreno col dito per trovare l’alloggiamento originario della piantina e una volta trovato lo allargo un po’, ripongo la piantina e compatto la terra attorno ad essa.

Mi dirigo verso la porta di casa e dal vetro vedo mia sorella V. che pulisce per terra, indossa una vestaglietta bianca e delle cuffiette, mi sembra un po’ agitata. Busso al vetro e lei si gira, apro la porta, entro e lei inizia a lamentarsi del mocio che sta utilizzando, non funziona come dovrebbe. Me lo mostra e in effetti non e’ il classico mocio che tutti conosciamo, al posto delle fettucce ha dei fili blu, tantissimi.

Sono di nuovo con F. nello spazio prima del ponticello e sono in ansia perche’ non troviamo piu nostra figlia. Le chiedo se e’ stata lei la sera prima a metterla in macchina poiche’ io non ricordo di averlo fatto. Sono nel letto di casa di Roma che piango per questo fatto, F. non c’e’. Mi sveglio e la vedo che guarda nella culla, le chiedo “E’ tornata? Dov’e’ stata tutto questo tempo?”. Poi mi sveglio sul serio…