Anche per me

Sono in una località marittima non ben definita, non molto bella. Mentre mi incammino verso la spiaggia noto alla mia sinistra due ragazze che conosco, MGM e SP. Sono di spalle, non mi hanno notato. S. indossa un bikini bianco abbastanza aderente. Il mio sguardo si posa immediatamente sul suo fondoschiena, bello come non mai. Continuo a fissarlo mentre cammino, decidendo, passo dopo passo, di non fermarmi a salutarle. Un sorriso malinconico appare sulla mia bocca. Quando sto per rivolgere di nuovo lo sguardo verso la spiaggia S. si gira. Mi fermo, ci guardiamo, non diciamo niente. Tutto si ferma… il silenzio. Gli sguardi sono sereni. Decido di farmi avanti e mi avvicino a MG che è ancora di spalle. Saluto prima lei ma solo perchè è più vicina a me di quanto lo sia S. Avvicino il mio viso al suo e le stampo un bacio sulla guancia destra ma mentre lo faccio il mio sguardo è ancora posato su S. Forse saluto anche lei, non ricordo.

“E’ stato un piacere averti incontrato”

“Anche per me”

Partita di beneficenza

Dobbiamo fare una partita di beneficenza per il dott. V. Purtroppo però la partita è di basket e non di pallavolo come speravo. Mi candido per giocare nella squadra perché mi sembra doveroso ma poi quando inizia la partita m rendo conto che non lo posso fare. Arriva G. M. che come al solito mi è molto antipatico. Non ha la tuta e gli dico che se vuole ho una maglietta (con i cuori) da prestargli. Siamo ora a casa vecchia mia al Q. e gli indico il mio bagno per lavarsi e cambiarsi. Lui però va nell’altro. Torniamo a giocare la partita e mi rendo conto che siamo a Pescasseroli. Allora G.V. passa davanti tutte le ville per raccogliere adesioni per la partita. Mia sorella dice che è costretta a dormire in macchina perché a casa non c’è posto. Arrivati al campo mi rendo conto che è lo stesso posto dove sono stata in vacanza con M. Mi ricordo della spiaggia, della pizza che ti danno. Non sono contenta, c’è troppa confusione. Poi incontro dei ragazzi delle medie e vedo che C. è molto affezionata. Sono gelosa della sua capacità di mettere d’accordo, mantenere i legami speciali.

 

La grande onda

Sono in una boutique molto particolare, presumibilmente in un posto di mare. Sono con mia sorella e F. per cercare un gioco da regalare a mia figlia. Il negozietto è pieno di giochi “di una volta”, fatti in legno, molto semplici, del tipo dama cinese per intenderci.

Mi allontano dal reparto giochi per andare nella saletta dedicata agli oggetti di arredamento. Lampade variopinte su comodini sono in bella mostra e una finestra aperta adornata con tende colorate semi trasparenti lascia entrare un’aria e della luce molto piacevoli.

Torno al reparto giocattoli e vedo S. che ha appena comprato, per suo figlio, un dinosauro (piu o meno) in legno da costruire. Noto ben distintamente due asticelle di legno che per me sono le zampe. In effetti subito dopo noto all’estremità di esse una forma ovale di gomma traslucida e dico che sono le rotule.

Poco dopo mi ritrovo a raccogliere da terra svariati piccoli pezzi di non so bene cosa. Tra queste cose che raccolgo ci sono anche delle viti ed alcune di esse, essendosi mischiate con la sporcizia che stava sul pavimento in cemento, vengono individuate e tirate su a fatica anche perchè ho gia le mani piene di roba e non c’e’ piu posto per altre cose, seppur della dimensione di una piccola vite. Nel frattempo se ne sono andati tutti e con molta fatica, finito di raccogliere anche l’ultima vite, li raggiungo di fuori.

Mi ritrovo su una spiaggia, lontano da S. e mentre cerco di raggiungerlo con passo normale noto che il mare è mosso. Nello stesso istante in cui penso che sia perfetto per la pesca a surf casting le onde si ingrossano a dismisura raggiungendomi quando, sempre con le mani piene di roba, avevo quasi raggiunto il mio amico (che si trovava su un rialzo naturale al riparo dalle onde). Una prima onda mi avvolge la vita, “neanche troppo violenta” penso… quando arriva una seconda onda alta il triplo di quella precedente ed io, prontamente, mi immergo in acqua per subire meno l’impatto.

Mi sveglio

Mare

Sono con delle mie amiche, forse in un ristorante, vedo N.che guarda un ragazzo, mi fa notare il maglione che indossa, mi dice: ” ti ricordi l’ abbiamo visto in una vetrina?”.

Poi usciamo fuori, c’ è la spiaggia, il mare.

Andiamo verso il mare, ad un certo punto, senza ccorgermene, affondo con le gambe sino al ginocchio nella sabbia, ma subito riesco a tirarmi fuori.

Gli astronauti

E’ notte e sono in spiaggia con un po’ di gente, probabilmente davanti ad un falo’ perche gli ombrelloni e il bagnasciuga sono illuminati.

Ad un certo punto mentre fisso il cielo stellato, sulla sinistra vedo un puntino che si avvicina e si ingrandisce velocemente. Dopo poco riesco ad intravedere la sagoma di un astronauta che si sta per schiantare sulla spiaggia.

Va sempre piu veloce ed e’ sempre piu grande mano a mano che si avvicina e di colpo mi passa accanto e si schianta sulla sabbia.

Una ragazza mora va a soccorrerlo ma un secondo astronauta si schianta, come il primo, e la colpisce mentre e’ inginocchiata sull’altro. La scena suscita in me una certa ilarita’ ma non rido.

Il secondo astronauta ora e’ accanto a me, e’ mezzo mummificato e grigio di colore (tuta compresa). Mi guarda spaesato come se non riuscisse a capire dove fosse. Io mi giro verso di lui e con molta calma e naturalezza inizio a parlargli con un linguaggio inventato per fargli credere di essere capitato su un pianeta alieno ma il giochetto non lo diverte. In effetti si agita tantissimo e per calmarlo gli dico che stavo scherzando.

 

Mi giro verso la gente attorno al falo’ (che in realta’ non si vede mai). Arrivano tre tipi e io dico a bassa voce ad un tizio che mi sta vicino “E’ il passato che ritorna” volendolo intimidire, ma mi accorgo subito dopo che i tre tipi stanno li per me  perche’ sono io la causa del loro arresto tempo addietro.

Blu sintetico

Sono su un istimo di spiaggia bianca, fine, bellissima… gioco a racchettoni col mio compagno.

Ma c’è qualcosa di strano, quasi inquietante: l’acqua del mare (mi sembra che stessi in Sicilia…) è blu, ma nn un blu marino, bensì un blu “sintetico”!

Acqua colorata, troppo colorata… bello, ma per niente naturale…

Il volo in un’estate innevata

Sono in viaggio con degli amici e camminiamo da molto tempo senza sentire, però, la fatica dei passi…arriviamo su una spiaggia molto affollata e piena di persone distese al sole. Poggio lo zaino a terra e provo a sedermi, ma mi rendo conto che la sabbia è completamente ricoperta di neve! Una neve bianca, soffice e decisamente fredda!

Poi mi ritrovo ad un tratto sotto un enorme e maestoso ponte…anche qui c’è molta gente. Tutti sembrano desiderosi di recarsi  su di esso. Un uomo dallo sguardo vispo si avvicina al mio gruppo e ci mostra uno strano marchingegno: una bici graziella con un lunghissimo elastico che, secondo quanto ci stava spiegando, avrebbe potuto portarci in un men che non si dica sul ponte. Decido di provarla e….con un grande e agile salto volo sul ponte in sella alla graziella!

Il giorno della mutanda & Co.

Stiamo tornado dalla spiaggia percorrendo il bagnasciuga e so che passero’ davanti alla ragazza che avevo notato prima. Cammino nell’acqua per fare prima (!?) anche perche’ i miei compagni sono gia’ lontani, ne intravedo uno che indossa una maglietta rossa. Cammino guardando la sabbia, fa presto buio, troppo in fretta, arrivo nel punto dove sta la ragazza e mi volto fugacemente per guardarla. E’ letteralmente incastonata nella sabbia, e’ visibile solo il viso, sorride serena.

La sorpasso e mi ritrovo in casa mia, e’ leggermente piu piccola ma la disposizione delle stanze e’ pressoche’ quella reale. Sono in salone con mio cugino e con la ragazza di cui sopra, lei e’ su un lettino da estetista. A me arriva un sms, prendo il cellulare e noto che arriva da un mittente chiamato “federale” e subito dico: “E ora che vogliono i federali da me, che vuole l’FBI?”.

Apro il messaggio e leggo che non devo accettare sms da un certo Marco221 (non ricordo bene il numero) perche’ sono pericolosi. “Ma io non ho mai ricevuto messaggi da sto Marco!” dico scocciato e affermo che di certo non risponderò a questo messaggio, non di certo all’FBI… quindi con aria marpiona dico: “Se proprio devo usare il telefonino lo usero’ per segnare il numero di telefono di Silvia” (la ragazza sul lettino). Mentre lo dico mi giro verso di lei e noto con dispiacere che mio cugino le sta dando un bacino sulle labbra. Penso però che nonostante ciò posso avere ancora qualche speranza e mi dirigo verso la cucina.

Mentre mi incammino mi giro verso di loro e con fare sciocco gli dico: “Che stupido, dovevo andare prima in camera da letto” dicendo però a me stesso che avrei dovuto dire “al bagno” poiché quando mi sono incamminaTo verso la cucina il punto da cui provenivo non era piu il lettino con la ragazza ma bensì il mio letto dal quale mi ero appena alzato e il primo posto dove si va quando ci si sveglia è il bagno.

Mi incammino quindi verso la camera da letto, saltellando come sono soliti fare i bambini e mi ritrovo in un letto singolo, sotto la finestra. Con me c’è un bambino piccolo, è il nipote di Simone R.. Si sveglia di colpo e mi dice: “Non l’abbiamo preso l’aereo?”. Io lo guardo un po’ perplesso e gli chiedo se voleva prendere l’aereo con le mutande o senza poi mi risponde mezzo assonnato: “E’ il giorno della mutanda”. E io: “E’ domani o Giovedi’ il giorno della mutanda?”. Mi risponde che e’ Giovedi e allora lo rassicuro perche’ a Giovedì mancano ancora due giorni.

Mi ritrovo in piedi di lato alla finestra intento ad alzare la serranda. Pero’ il meccanismo e’ un po’ arrugginito e faccio fatica, cosi’ tanta fatica che devo letteralmente appendermi alla cinghia per poi usare il mio peso per farla scorrere. Questo per due o tre volte.

In quest’ultima stanza si e’ svolto anche un altro sogno, prima di questo che ho raccontato, ma del quale ricordo molto poco. Ricordo solo che la stanza aveva 9 o 10 posti letto, la maggiorparte erano letti a castello, aveva due finestre e una dava su un piazzale molto ampio in terra battuta.

Ho fatto anche un altro sogno in cui mi ritrovavo per motivi di lavoro nella via che percorrevo per andare a scuola, alle superiori e mi stupoivo del fatto che mi ritrovassi li dopo anni. Nonostante ci fosse il marciapiede (peraltro ristruttrato) camminavo sulla strada. Notavo in lontananza la svolta a detra che portava al mio ufficio e ragionavo sul fatto che dalla finestra dell’ufficio, tramite una serie di riflessi su finestre di palazzi adiacenti, riuscivo a vedere il posto in cui mi trovavo in quel momento.