La lotta tra il serpente e il pappagallo

Sono nella casa di campagna dei mei suoceri. Scopro che al piano superiore la sorella di B. ha fatto costruire un terrario per rettili. Ci sono molti serpenti di differenti tipi disposti in cerchio. Noto che il terrario ha dei bordi non molto alti e mi preoccupo per l’eventuale fuga dei rettili verso gli ambienti abitati della casa. Capisco che  la sorella di B. ha voluto i serpenti in casa perché mangiassero i topi e gli insetti che avrebbero messo in pericolo i suoi cani. Ad un certo punto un pappagallo molto colorato (rosso, giallo e verde) si posa su di un ramo del terrario. Sono preoccupato che un serpente possa attaccarlo. Così accade. Il pappagallo si dimena spaventato e , nel tentativo di divincolarsi, cade per terra fuori dal terrario insieme al serpente che lo bracca con le forti mandibole. E’ una scena cruda e cruenta. Tento di salvare il pappagallo ma alla fine il serpente ha la meglio. Mi sveglio piuttosto agitato.

Tramonto

Riporto a casa mio padre da un ospedale dove è stato a lungo in pericolo di vita a causa di errori dei medici. Penso di denunciarli. Apro il suo borsone e ne escono fuori anche cose mie che evidentemente avevo infilato lì nella fretta del ricovero: sono cose mie femminili, smalti per le unghie, creme, etc., e sono contenta di averle recuperate. Mio padre (che in realtà è morto circa un anno fa) mi dà un messaggio un po’ criptico che però sento significativo e consolante: dice di essere triste perché la sua vita volge al tramonto ed è vicino alla morte, ma che la sua morte è anche giusta proprio perché la sua vita sta tramontando.

L’uomo dal golf di lana cotta

Scendo dalla macchina con V. e N. in una strada senza uscita in una zona di Roma deserta, ma soprattutto a me sconosciuta.

Esce da una baracca un uomo alto, grosso, brutto con la pancia…indossa un grande golf di lana cotta…mi guarda, mi fissa intensamente… e’ inquietante ed io mi giro, impaurita, ed accelero il passo…V. mi dice di correre perche’ dobbiamo assolutamente allontanarci dall’uomo con il golf arancione…ho paura, ma alla fine mi rendo conto che non sono poi cosi’ in pericolo…l’uomo ha il passo molto lento, e’ molto grasso…ha la pancia ed io sento di essere piu’ veloce di lui, lo so e mi tranquillizzo… ma V insiste e mi dice di camminare piu’ velocemente e di raggiungere al piu’ presto la pizzeria dove dobbiamo cenare, mi giro e incrocio nuovamente lo sguardo dell’uomo dal golf di lana cotta…si comincia a spogliare, si leva il maglione, e poi la camicia, rimane in canottiera e mi parla, ma io non lo capisco…scappo arrivo nella piazza dove c’e’ la pizzeria e lui inciampa e cade a terra, ma si rialza subito e mi fissa nuovamente, allora mi accorgo che in mezzo alla strada ci sono dei cartoni, delle scatole, insomma una mezza discarica abusiva…vedo una sedia… quelle impagliate con lo schienale tondo…l’afferro e comincio a guardare fisso negli occhi l’uomo che chiaramente mi vuole far del male, lo sfido e scateno tutta la mia rabbia, la mia paura su di lui.

Con la sedia lo colpisco sulla pancia, cade a terra….ed ecco che si trasforma in orso, la sua pancia adesso e’ nera e pelosa, mi fermo e mi dico non gli posso fare male… che devo smetterla di colpirlo…e’ un animale…