Tigre, cavalli e dinosauro. Gli animali dei miei sogni più recenti.

Qualche settimana fa ha avuto inizio la mia serie di sogni sugli animali.
Il primo incontro di questo tipo nel mio mondo onirico è avvenuto sulla neve. Un gruppo di cani sta litigando, da lontano arriva una tigre. E’ maestosa nella sua corsa felina. Azzanna uno dei cani. So di dover intervenire altrimenti il cane morirà. Corro verso i due animali e afferro la tigre per le zampe posteriori. La sensazione al tatto con la morbidezza del pelo e la potenza degli arti inferiori è ancora vivida nella mia memoria. Ho paura che la tigre si giri e mi azzanni. Non ci riesce anzi, nemmeno ci prova. Riesco a staccare la tigre dal cane e dopo averla sollevata la scaravento lontano dopo averle fatto fare mezzo giro intorno al mio corpo.
L’immagine della tigre diviene un puntino che si allontana.

Nel secondo sogno io e @nina vediamo una mandria di bufali/cavalli. Sappiamo di dover correre per stare alla loro velocità. Non dobbiamo essere troppo lenti per non perderli di vista, né troppo veloci per non rischiare di venire travolti.
E’ una bella sensazione quando corriamo insieme a loro mantenendo la giusta velocità.

Nel terzo sogno incontro un dinosauro. Desidero fotografarlo con il cellulare per poi postare l’incredibile foto su Instagram.
Ogni volta che cerco di inquadrare il dinosauro, mi accorgo di una sua espressione contrariata ed aggressiva, quasi a volermi indirizzare sulla necessità di vivere quell’istante a pieno, come unico ed irripetibile. (Sogno del 7 luglio 2015, ritrovato tra le bozze del mio account)

Passaggi

Sono a fare una supervisione da M, c’è anche mia mamma, G., S. ed altre persone. Nel sogno penso che non ho mai visto questa parte dello studio. Quando la supervisione finisce, mia mamma e M si mettono a parlare come se fossero due vecchie amiche. Io dico che vado dall’altra parte a prendere delle mie cose rimaste. Passo dall’altra parte della casa e mi accorgo che è la casa dei miei genitori e c’è la mia vecchia stanza. Entro perchè devo prendere dei cd, delle cassette e anche un file di un lavoro per la specializzazione. Penso che la mia dottoressa è carina a lasciarmi la possibilità di portare via poco alla volta le mie cose, anche se occupano la stanza d’analisi che io ho terminato. Torno di là, poi vado con G. a casa sua. Facciamo, in motorino, una ripida discesa e incontro un ragazzo che con lo skate va velocissimo. Mi arrabbio con lui e con la sua fidanzata e gli dico che non si fa così, loro non mi sembrano degli sciocchi e non si mette a rischio la vita per una stronzata del genere!. Loro sembrano capire e mi ringraziano. Poi arriviamo a casa di G.: é bella e piena di oggetti preziosi e sculture. Mi dice che L., una collega in comune, è di là, la deve far mangiare per sei anni e poi andrà via, tornerà in Argentina. G. mi dice che il suo analista è morto, con freddezza e distanza. Non capisco penso che si riferisca ad una vecchia analisi visto la sua mancanza di coinvolgimento. Poi lei mi dice che c’è anche un articolo sull’Espresso su di lui. Riconosco la foto e le dico che è una cosa tremenda. Scoppio a piangere e lei anche.