Tigre, cavalli e dinosauro. Gli animali dei miei sogni più recenti.

Qualche settimana fa ha avuto inizio la mia serie di sogni sugli animali.
Il primo incontro di questo tipo nel mio mondo onirico è avvenuto sulla neve. Un gruppo di cani sta litigando, da lontano arriva una tigre. E’ maestosa nella sua corsa felina. Azzanna uno dei cani. So di dover intervenire altrimenti il cane morirà. Corro verso i due animali e afferro la tigre per le zampe posteriori. La sensazione al tatto con la morbidezza del pelo e la potenza degli arti inferiori è ancora vivida nella mia memoria. Ho paura che la tigre si giri e mi azzanni. Non ci riesce anzi, nemmeno ci prova. Riesco a staccare la tigre dal cane e dopo averla sollevata la scaravento lontano dopo averle fatto fare mezzo giro intorno al mio corpo.
L’immagine della tigre diviene un puntino che si allontana.

Nel secondo sogno io e @nina vediamo una mandria di bufali/cavalli. Sappiamo di dover correre per stare alla loro velocità. Non dobbiamo essere troppo lenti per non perderli di vista, né troppo veloci per non rischiare di venire travolti.
E’ una bella sensazione quando corriamo insieme a loro mantenendo la giusta velocità.

Nel terzo sogno incontro un dinosauro. Desidero fotografarlo con il cellulare per poi postare l’incredibile foto su Instagram.
Ogni volta che cerco di inquadrare il dinosauro, mi accorgo di una sua espressione contrariata ed aggressiva, quasi a volermi indirizzare sulla necessità di vivere quell’istante a pieno, come unico ed irripetibile. (Sogno del 7 luglio 2015, ritrovato tra le bozze del mio account)

L’artista e lo scheletro autoricostruentesi.

Ho ritrovato un sogno di 3 anni fa tra le bozze del mio account. Mi è sembrato molto interessante. Lo pubblico per questo motivo.

Sono in una specie di grotta e sto seguendo un guida turistica che descrive a me e al gruppo le opere d’arte esposte alle pareti. Arriviamo nella parte dedicata all’artista Bankeri. Alle mie spalle c’è proprio Bankeri che ascolta la guida. Ad un certo punto Bankeri interrompe la guida e, un tono sarcastico e polemico, critica quanto appena detto. Il punto di Vista di Bankeri appare critico verso un modo semplicistico di riferirsi ai suoi aspetti creativi. “L’artista crea questa meravigliosa opera, bla bla bla” dice Bankeri. Il succo del discorso potrebbe essere, pensandolo ora da sveglio: “Appare solo l’esito dell’opera, non il travaglio” Io ascolto e non seguo fino in fondo Bankeri. Lui si rivolge improvvisamente a me con severità chiedendomi se io abbia nulla da dire o voglia spiegare meglio. Io, non avendo capito di cosa Bankeri stia parlando rimango ammutolito, così come anche le altre persone presenti. Il silenzio domina la scena e la tensione si taglia con il coltello. La guida è mortificata e imbarazzata. Anche io del resto. Bankeri comincia a parlare. Parte un filmato nel quale compare una persona ridotta a pelle e ossa, molto simile ormai ad uno scheletro. Mi sembra il mio amico G. ancora adesso cantante di un gruppo musicale, come accadde a me durante i miei venti anni. Tempo fa, racconta Bankeri sedendosi su di una specie di palco, durante un concerto si accorse, come d’un lampo, che la vita aveva un termine. Fu uno shock talmente forte da rendere la sua esistenza improvvisamente diversa. Cominció infatti a ritenere tutte le persone intorno a lui complici a sua insaputa di questo dato di fatto. La diffidenza, da quel momento in poi, fu alta verso tutti, tranne verso G.
Nel sogno l’inquadratura stringe sulle mani scheletriche di G.
D’un tratto lo scheletro si alza e comincia a muoversi. Filamenti di tendini oscillano con i movimenti dello scheletro. @nina sta guardando il video e io sono preoccupato possa rimanerne troppo colpita e spaventata. Lo scheletro dai mille tendini comincia a prendere delle ossa sottili da un tavolo montandosele addosso. Avviene una lenta ricostruzione del corpo. Bankeri descrive la fase finale che non compare nelle immagini: una bruciatura della parte più esterna dei filamenti permette la saldatura e il contenimento delle fibre attraverso la creazione di una sorta di pelle bruciata. La descrizone di questa sofferenza sembra portare alla costituzione di un assetto molto resistente, al limite del supereroe.

Tra moto e ragnatele

Chiacchiero con due ragazzi poco più che ventenni. Mi dicono di preferire la moto allo scooterone. “Perché sprecare degli anni preziosi della propria vita a guidare uno scooterone? Allora ho deciso di prendermi la moto.” Afferma il ragazzo che ho di fronte, seduto ad un tavolo da pic-nic insieme a noi. Ci alziamo. Loro prendono le moto, io il mio Vespone. Loro sono incuriositi dal mio mezzo (mezzo: a metà, tra scooterone e moto). Mi accorgo che sono in riserva di olio ma mi dico che a breve farò benzina e rabboccherò l’olio. Non trovo più i ragazzi. Mi fermo a cercarli nel locale lì vicino, una specie di paninoteca/locale anni ’50/’80. Subito dopo sono nella mia vecchia casa e capisco di dover stare lì per un po’, vista la situazione legata al Coronavirus. Non sono particolarmente contento di stare nella mia stanza e me ne stupisco, avendo sempre ritenuto quella casa l’abitazione dove avrei voluto poter tornare almeno una volta ancora. Disinfetto delle ragnatele e mi accorgo che c’è un ragno dietro alla scrivania.

Unconscious iphone

Ho sognato di avere un nuovo modello di Iphone. Mostravo al mio amico Massi la connessione via bluetooth al mio inconscio. Accendevo l’applicazione di gestione della fotocamera e variavo il fuoco del mio occhio in base a ciò che digitavo sul’iphone. Si sfuocava l’immagine dello sfondo visualizzata dal mio cervello attraverso una digitazione sul display dell’oggetto da inquadrare. Riflettevo sulle potenzialità del nuovo iphone ma provavo un fastidioso senso di violazione dei confini del mio corpo e della mia psiche.

La nonna e il motorino

Entro nella casa di mia nonna. E’ aperto. Trovo mia nonna che dorme seduta al tavolo in formica azzurra della sala da pranzo. La sveglio. Decido di non dirle che avrebbe dovuto controllare che le porte fossero chiuse per evitare che entri qualche malintenzionato. Andiamo nella sua camera da letto. Lei è dietro un muro. Le chiedo: “Nonna, cosa stai facendo”
E lei: ” Mi cambio”.
Aspetto qualche istante poi, quando lei esce dalla stanza e mi viene incontro la abbraccio e le dico che le voglio bene. E’ un abbraccio calmo e silenzioso, affettuoso e denso di significato.
Esco e vado a riprendere il motorino che avevo precedentemente portato dal meccanico. Nel frattempo so che devo tornare a Roma e che non ho fatto preventivamente il biglietto.
Hanno sistemato bene la centralina del motorino. Chiedo di controllare che lo sterzo in asse ma mi dicono che non si puó fare. Dopo una mia blanda insistenza mi dicono di rivolgermi ad un signore straniero che, nel frattempo, sta pulendo, dopo averli smontati, gli ammortizzatori.

Il condizionatore

Sono nella casa dei miei nonni materni. Il mio amico Antonio parte per un giro sulla sua moto insieme ad una persona appena conosciuta. Io sono dentro al Garage. Mi aspetto di vedere la macchina di mio nonno che anni fa è stata, dopo la sua morte, la mia prima macchina. Mi rendo conto che non esiste più. Rimane al centro del garage unica,ente un piccolo rimorchio, come una roulotte in miniatura di un bianco sporco, ingrigito dagli anni. Mi accorgo che sul soppalco, in alto a sinistra, c’é un vecchio condizionatore. Penso che potrei prenderlo per portarlo a studio in questi giorni di afa. Lo prendo e lo attacco ad una presa. Temo un cortocircuito. Ci sono più spine attaccate di certo non nuove. Tutto va per il meglio e il condizionatore si accende. Sento l’aria fresca uscire da un punto preciso del vecchio condizionatore. Mi chiedo di chi sia. Forse di mio zio, dei miei nonni, oppure di mia madre?

Il leone, la tigre e l’orso bruno

Mia moglie e mia figlia entrano all’interno di una casa di campagna a dar da mangiare ad una tigre e ad un leone. Sono preoccupato, ma so che saranno caute. Capisco inoltre che hanno un certo ascendente sui due animali. Io tengo chiusa la porta con le mani, pronto a riaprirla non appena loro abbiano terminato il delicato compito.
La porta rimane socchiusa e uno dei felini si vi si appoggia. Sento il peso della porta sotto le mani. Dopo un po’ di tempo si sposta e io entro/mi ritrovo nella casa. Mi dirigo verso un tavolo. Ora il salone nel quale mi trovo prende la forma del salone e della sala da pranzo della mia amica Zoe ai Parioli. Mi giro nuovamente verso l’uscita e mi trovo davanti un orso bruno, alto più di due metri. Non ho paura, l’orso (a volte vero, a volte di peluche) non mi vuole fare del male. Intratteniamo una conversazione prima del mio risveglio.