La strada alternativa

Sono in un quartiere di Roma che non ricordo. Possiedo una moto rossa e nera di cui vado molto orgogliosa. Devo rientrare a casa con S. Vedo davanti a me una donna in tuta da motociclista che ha la stessa mia moto ma il modello successivo. Sono arrabbiata e penso che vporrei quella nuova. Poi torno con S. in macchina, facendo una strada nuova. passiamo davanti ad un parco giochi acquatico. vedo delle persone che fanno giochi strani: sono sdraiati in piccole conche che galleggiano sull’acqua e si devono tirare dei dischi. Penso che sia un pò pericoloso perchè se ti arrivano in faccia possono fare molto male. Dico ad S. che questa strada non la conosco proprio; lui è contento perchè di solito sono sempre io a dire le strade da fare e questo lo innervosisce. Poi incontriamo D. che mi chiede se nei giorni di Natale voglio lavorare lì nel parco. Gli dico che io sto andando in maternità e che non posso lavorare,. altrimenti avrei già fatto dei turni in comunità. Poi incontriamo altre persone che conosciamo anche A., la moglie di A., che però è antipatica. le mostro il posto dove da adolescente mi fermavo con i miei amici ma lei sembra un pò volermi distanziare.

Pesci incastrati

Sono in un negozio di pesci e ne devo comprare uno per un acquario. Mi colpisce un pesce che è in una boulle con un altro. Sono immobili, come se fossero troppo grandi, troppo cresciuti per muoversi. Mi domando come mai non ci sia la protezione animali nel negozio. Comincio a pensare che anche se li facessero uscire di lì, morirebbero perchè ormai sono incastrati. Mi domando come l’essere umano possa essere così cattivo.

Acqua

Il mio sogno mi segue da anni. Sogno sempre di essere circondata da tantissima acqua la quale potrebbe essere anche il mare agitato ma non so se dire fotunatamente. L’acqua o il mare non mi tocca mai… Sono solo circondata come se si ponesse al posto della città. So solo che quando mi sveglio sono sudata e sconvolta da questo assillante sogno.

La valanga

Sono in casa, guardo dalla finestra: una valanga di terra   scende dalla fine della strada,  si alza una nube, poi la terra  raggiunge anche la nostra casa . Si sente un rumore fortissimo.

Io e mio fratello restiamo chiusi in una stanza, c’è tutta terra intorno non possiamo uscire.

Cè del cibo, ma manca l’ acqua.

Inizio a pensare come si puo’ recuperare l’ acqua.

Mio fratello è piu’ passivo, inerte.

Non mi rendo conto che, se nessuno viene a salvarci, moriremo.

Cammello, Cannuccia e Ventosa

Sto camminando per le vie del Rione Monti alla ricerca del mio cane.

Dopo una breve camminata mi ritrovo davanti al bar di Piazza Madonna dei Monti dove vedo il mio cane in compagnia di un cammello che sembra essere diventato suo amico.

Sembra che gli abitanti del quartiere abbiano paura del cammello e che vogliano cacciarlo al più presto. Io decido di aiutare il cammello a cercare il suo padrone, convinto di poterlo tranquillizzare, vista la mia capacità di interagire affettuosamente con il mio cane.

Mi avvicino così all’animale nel tantativo di stabilire un contatto. Lo accerezzo sul collo. E’ molto alto e ha la pelle del collo un po’ grinzosa e la pelliccia simile ad un divano di alcantara. E’ un po’ disorientato e spaventato dalla la situazione. Cominciamo a girare per il quartiere alla ricerca del suo padrone. Tengo al guinzaglio il cammello e lascio che il mio cane guidi il nostro cammino, nella speranza che il suo olfatto,il suo intuito e la sua intelligenza possano aiutarci.

Mi ritrovo improvvisamente in un altro posto insieme al mio amico T.D.

Stiamo per entrare in un appartamento dove si sta svolgendo una grande festa di carnevale. Non siamo stati invitati, ma alcuni nostri amici ci hanno detto che la festa è talmente grande che può entrare chiunque. Non essendo però mascherato, decido di inventarmi un travestimento. In un negozio di casalinghi acquisto delle cannucce, le infilo una dentro l’altra e le metto al collo; ne tengo una in bocca. Sono vestito da Cannuccia.

T.D. invece trova nel negozio una ventosa nera, di un materiale simile a quello delle borse dell’acqua calda. La indossa mettendola in testa come cappello. E’ vestito da Ventosa.

Entriamo alla festa divertiti dal nostro estro creativo e dalla idea bizzarra appena concepita.

Etna

Avevo un desiderio …correre e risalire i tornanti dell’Etna. Alcune persone, che avevo l’impressione fossero degli amici, mi consigliavano di non andare, avvertendomi delle impervie condizioni delle strade di risalita del monte, piene di neve  e ghiaccio.

Io vado comunque…mi dirigo con la macchina verso l’Etna e mi fermo in una piazzola vicino ad una strada che iniziava la salita per il vulcano. La strada proprio in quel punto iniziava ad essere innevata e sembrava che scorresse dell’acqua.

Mi preparo… pantaloncini, calze e scarpe da ginnastica, ed inizio la salita. Lungo i tornanti inizio a percorrere con difficoltà il ghiaccio e la neve.

L’acqua, che scorreva prodotta dal ghiaccio che si scioglieva, mi inzuppava le scarpe e questo pian piano diventava molto difficile da tollerare… così alla fine prendo la decisione  di tornare indietro.

Vampiri

Mi trovo in una località di mare e passeggio sul lungomare. incontro per caso Giacomo Farioli, un ragazzo che cantava con me nel coro di scuola che mi invita per la sera stessa ad andare a una festa.

La festa si svolge in una villa rinascimentale, ed è necessario indossare un mantello rosso per poter entrare.

La festa si svolge all’interno di un enorme salone illuminato solo da luce naturale che entra da un’enorme finestra sul lato lungo del salone.

In mezzo al salone, una massa informe di gente che si contorce in una specie di orgia, son tutti mezzi nudi, e tutti un pò sporchi di sangue.

Allungano le mani verso di me, chidendomi pietà, e chiedendomi se possono mordermi. la massa informe di persone si contorce: hanno rapporti sessuali: una vera e propria orgia di sesso e sangue.

Riesco a liberarmi dalla loro presa, e fuggo in una specie di cunicolo illuminato da torce appese alle pareti, e mi guida in questa fuga, Giulio Sganga, un mio amico della piscina.

Alla fine di questo cunicolo, Giulio mi indica una porta e mi dice di scappare e di non voltarmi mai indietro.

Appena varco la soglia, mi ritrovo in un giardino ed è giorno. il giardino però è un’enorme discarica di rifiuti, e nel mezzo del giardino c’è una fontana ormai spenta in cui l’acqua imputridisce e un orrendo odore mi entra nel naso.

Lì accanto alla fontana vedo una piccola capanna costituita da 4 bastoni che sorreggono un telo sudicio. sotto questo telo riconosco una donna sdraiata a in posizione prona ma con la testa girata al contrario, come regan dell’esorcista. ha gli occhi ricoperti dalle cataratte per cui sono quasi bianchi. la riconosco, è Margherita Buy (????), che intona una canzone che mi fa accapponare la pelle. Un senso di inquietudine mi pervada. poi comincia a parlarmi, ma io ho il solo desiderio di trovare una via di fuga.

Mi sveglio.

Il Samurai e le sub-papere

Sono un samurai giapponese, il signore di un palazzo che si affaccia su un lago. dentro la mia residenza vi sono delle inservienti e una donna ninja. Io vestito con tipici indumenti dell’epoca nippo-medioevale, con lunghi capelli lisci e le ciabatte infradito.

Mi dirigo verso la porta a due ante che dà sulla terrazza, apro e mi trovo in un balcone ampio e coperto da un tetto sorretto da colonne di legno come il pavimento e la ringhiera. La terrazza era una palafitta sul lago. Il lago si stendeva fino all’orizzonte e solo le montagne lontane lo delimitavano.

Mi dirigo verso un punto di luce nel terrazzo, probabilmente formato dai raggi del sole, intento a voler trovare il centro del balcone dove potermi sedere per meditare…noto però che il punto di luce non era il centro, che stava invece a circa un metro sulla sinistra ed era rappresentato da un quadrato di legno sulla pavimentazione. Il quadrato centrale aveva dei piccoli quadrati agli angoli. Mi siedo li nella classica posizione del loto…

A questo punto il balcone sembra restringersi ed io mi trovo seduto davanti al bordo contemplando il lago. Chiudo gli occhi come per concentrarmi ma diventa difficile, sono infastidito, riapro gli occhi e vedo due papere che nuotano nel lago. Una si immerge, sembrano intente a pescare in un acqua verde, sporca. Una cosa mi attira di loro…hanno delle maschere da nuoto agli occhi ed io le giustifico adducendo ad un loro adattamento alle acque inquinate.

Quel lago era sempre stato il lago sotto al mio palazzo e non sopportavo di vederlo così inquinato…cerco comunque di concentrarmi poichè dovevo prepararmi… a cosa?

Riapro gli occhi e da lontano vedo emergere dalle acque una testa di donna fermandosi all’altezza del naso: i capelli arruffati neri e corti e due occhi che si nascondevano dietro l’ombra delle arcate sopraccigliari.

Capisco perchè mi stavo concentrando…Subito balzo all’indietro con una capriola e mi dirigo verso le stanze dove ho le mie armi. Dentro un mobile prendo una spada di tre. la più corta. Il pericolo tuttavia non è ancora ne imminente ne tangibile. Le spade non erano proprio  lame katana, ma  sembravano più dei coltelli del pane di diversa lunghezza e seghettati con il manico bianco…