Gelosie estive

Mi trovo seduto ad un tavolino quadrato di legno, sotto all’incannucciata del portico di un bar di una località marittima non ben identificata. Di fronte a me un bicchiere pieno di un succo di frutta qualsiasi. Il tavolino è posto al limite del portico e dà sul vialetto di mattoncini color cotto, io do le spalle al bar.
Una ragazza con un seno enorme e sodo passa di fronte a me. Indossa una maglietta bianca mezza trasparente e ha un’andatura talmente ritmata da farle agitare il seno. La seguo con lo sguardo e nel momento in cui si ritrova alla mia estrema sinistra noto che il suo seno ora è particolarmente calato…
Resto con lo sguardo puntato alla mia sinistra e noto un ragazzo e una ragazza che si azzuffano sulla sabbia. In realtà il ragazzo pare sia inciampato e sta quindi cadendo sulla ragazza che tra l’altro è in topless… L’aspetto più interessante però è che la scena si svolge al rallentatore e questo mi da modo di prepararmi con tutta calma ad evitare le secchiate di sabbia che stanno alzando.
Con altrettanta calma, attenzione ed interesse, osservo anche il lentissimo movimento del seno della tipa coinvolta.
Il rallentìo termina e la tipa, da terra, scalcia della sabbia sul didietro del tipo. Me li ritrovo accanto che discutono dell’accaduto, davanti ai miei occhi il didietro insabbiato del ragazzo.
Chiedo a S.P., che si trova oltre il portico del bar, come sia andata la sera prima. Mi risponde “Ha fatto il bravo, ma io non…”. Ma non riesco a capire la fine della risposta. Risposta che comunque non mi soddisfa dal momento che ero sicuro che la sera prima sarebbe dovuta andare fuori città e non uscire con qualcuno.
Alla mia destra, sdraiata su un lettino, c’è M.G.M.. Ha i capelli neri e leggermente mossi e indossa un bikini dai toni azzurri. Mi illumina sulla risposta di S. dicendomi a voce bassa “È uscita con lo storico, è molto bello.”, intendendo per “storico” lo studioso di storia. Nel frattempo S. sta giocando con dei bambini in una voragine erbosa in cui sparisce… Mi ingelosisco un po’ e giro lo sguardo verso sinistra, verso l’uscita dello stabilimento, pronto a fare una scenata coi fiocchi così che S. si renda conto di quanto tenga a lei.
Cambio idea e decido di entrare nel bar. Chiedo a M.G. se vuole qualcosa e dopo una serie di “Niente grazie.” decide per un lemonissimo.
Entro nel bar e mi rendo conto che in realtà è più che altro un ristorante. Alla mia sinistra una cameriera è intenta a fare la scarpetta in un vascone enorme dove è rimasto del sugo e dei gamberetti. Dopo qualche tentativo riesce a raccogliere del sugo, evitando di portare su anche i crostacei, e si porta, in maniera molto teatrale, il pezzo di pane alla bocca. Lo fa velocemente per non farsi beccare dal principale. La ritrovo seduta ad un tavolino.

Parkour

Sto percorrendo in macchina il tunnel della tangenziale quando all’improvviso il motore dell’auto comincia a perdere colpi. Mi fermo nella corsia di emergenza proprio davanti ad un grande contenitore verde di plastica. Penso che sono stato fortunato a fermarmi casualmente proprio davanti ad un grande contenitore che segnalerà la mia presenza e che sicuramente verrà evitato dagli altri automobilisti. Sono un po’ dispiaciuto per essermi dovuto fermare, ma mi tranquillizzo al pensiero che la mia assicurazione preveda un servizio di trasporto delle auto in panne.

Mi dirigo a piedi verso l’uscita del tunnel per raggiungere un luogo in cui si terrà una riunione di lavoro. Dopo essere arrivato incontro mia moglie, i miei colleghi e qualche amico. L’atmosfera di festa mi rende più tranquillo. Prendo un bicchiere di plastica e mi verso un po’ di Fanta.

Esco dalla stanza e comincio a giocare correndo da una parte all’altra di un giardino/parco. Prendo la rincorsa e raggiungo la cima di una collinetta nella speranza di poter poi scendere dalla parte opposta. Mi accorgo però che dall’altra parte si estende una vallata e che è impossibile saltare perchè mi trovo molto in alto.

Decido allora di saltare dalla parte dalla quale sono salito e, sfruttando una specie di scivolo di cui prima non mi ero accorto, torno nel giardino atterrando come un parkour.

Il salto è stato così divertente che decido di riprovare l’emozione e salire nuovamente sulla collinetta. Una volta raggiunta la cima e apprestandomi ad effettuare nuovamente il salto mi accorgo che, alla fine dello scivolo, una donna con una carrozzina mi impedisce l’atterraggio.

Chiedo alla signora di spostarsi e lei, pur non sentendomi, si allontana di poco. Provo comunque a saltare, ma questa volta la manovra non mi riesce e cado rovinosamente a terra perdendo conoscenza.

Mi risveglio in un letto di ospedale pieno di ferite e di dolori.

Chiedo ad un’infermiera di verificare le condizioni di una ferita nella zona del pube. L’infermiera mi tranquillizza dicendo che è solo un graffio superficiale e che il sangue che ho visto non mi deve far preoccupare.

Dopo poco tempo entrano nella stanza dell’ospedale molti bambini che cominciano a correre divertiti. Io e la mia amica Lisa ci apprestiamo ad organizzare qualche gioco per loro, ma presto ci accorgiamo che i bambini sono intenzionati ad andare sotto i letti per guardare un cartone animato.

Mi abbasso per guardare la scena e mi accorgo che i bambini, uno accanto all’altro, aspettano serenamente il momento magico dell’inizio del cartone animato.

I due fratelli

Io, A.M. e M.R. siamo nella cucina di casa mia. A. è ai fornelli, M. sorseggia un bicchiere di vino. Mi rivolgo ad A. chiedendogli se la sera prima, in occasione della cena al treebar, si sia offeso per qualche frase di Simona e se per questo abbia deciso di andare via così in fretta. A. mi risponde di essere tornato a casa per stare con sua figlia e per aiutare F. a preparare un esame universitario. Mi confessa, però, di essere stato leggermente turbato da un’affermazione di Simona. Prima che A. inizi a spiegarmi di cosa stia parlando, mi accorgo che davanti al lavello dei piatti ci sono due bambini. Capisco che sono due fratelli e do loro il benvenuto in casa mia dicendo: ” Oh! Ma non mi ero accorto che ci sono due bambini!” Poi mi correggo e dico: “Anzi, due ragazzi!” (ricordando come mi offendevo da piccolo quando alla loro età mi chiamavano bambino). A. mi dice che lui e M., prima di salire a casa, hanno incontrato una loro amica e l’hanno invitata a salire. Usciamo dalla cucina e M. me la presenta. E’ una ragazza mora, piuttosto bassa, sulla trentina, dall’aria semplice e un po’ sprovveduta. Mi dice di essere lieta di conoscermi. Ci intratteniamo per un po’ di tempo sulla porta della cucina mentre, faticosamente, tento di tenere desta l’attenzione e celare il mio disappunto per la sua inaspettata e inopportuna presenza in casa mia.