Sono con mia madre su Corso Vittorio Emanuele quando le chiedo di entrare con me in un’erboristeria/negozio di spezie e tè. Le dico che voglio comprare una particolare miscela di tè orientale e, mentre lo dico, mi meraviglio io stessa di essere entrata lì dentro con lei perché so che questi posti non le piacciono e penso che anche la mia fase “erboristeria/roba orientale” è finita da un pezzo.
All’improvviso ci troviamo lungo via del Governo Vecchio e con noi c’è anche Chico, il mio primo cane, che cammina senza guinzaglio (cosa mai successa in città) e la cosa mi sorprende e mi fa essere leggermente inquieta, tuttavia non dico nulla.
Percorriamo tutta la via e, al momento di tornare indietro, mi accorgo che Chico è scomparso (anche mia madre non c’è più ma nel sogno non mi sembra strano).
Ripercorro tutta la via a ritroso chiamando Chico con la voce rotta dal pianto e vorrei gridare più forte per fami sentire meglio ma il nodo alla gola non me lo permette.
Via del Governo Vecchio sembra la strada di una cittadina di mare, con i negozi a destra e a sinistra che vendono magliette, ciambelle, materassini, ecc… però da una delle traverse vedo Piazza Navona con le bancarelle natalizie… Del mio cane nessuna traccia.
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Il Nonno e la famiglia Argento
Sono in ascensore insieme a due signore che mi chiedono di poter affiggere alcuni volantini con comunicazioni di vario tipo sulla bacheca davanti alla porta d’ingresso della struttura nella quale per lungo tempo ho lavorato.
Una delle signore mi guarda perplessa e mi domanda come mai io sia così dimagrito. Dopo una rapida spiegazione relativa al mio stato di salute, esco dall’ascensore e mi dirigo verso il mio luogo di lavoro.
Una volta entrato trovo C.etta e S.etta che, in qualità di volontarie, si stanno occupando di mettere in ordine schede e documenti vari. Parlo a lungo con C.etta, mentre S.etta si occupa di ricevere una persona venuta per chiedere informazioni.
Mi ritrovo improvvisamente dentro un’astronave in compagnia di una coppia di vecchi signori. Sono nel futuro. Dopo poco tempo mi accorgo di essere io il marito anziano della vecchia signora al mio fianco. Ogni giorno, ormai da trent’anni, la coppia si dirige a lavoro con la propria astronave percorrendo milioni di km.
Torno sulla terra e, a piedi, sono costretto a tornare verso casa. Sono in una regione del Nord e mi dirigo verso casa di mia nonna.
Cammino lungo una strada asfaltata di campagna. Mi fermo davanti ad un capannone per osservare un carrozziere che lavora. Vedo pezzi di ricambio di macchine e di motorini. Vicino alla carrozzeria, nello stesso capannone, c’è un’officina nella quale intravedo il mio meccanico armeggiare su di un ciclomotore.
F. si accorge di me e mi viene a salutare. E’ molto raffreddato e, parlando a fatica, si soffia in continuazione il naso. Mi presenta il suo giovane aiutante che sembra aver da poco assunto droghe. Il ragazzo mi spiega, in effetti, di essere stato in vacanza ad Amsterdam e di aver da poco assunto diverse sostanze psicotrope.
Saluto i due e mi avvio nuovamente verso casa di mia nonna. Una volta arrivato incontro i miei genitori che stanno per fare colazione.
Dalla portafinestra del soggiorno mi accorgo che due persone stanno già facendo colazione in cortile. Asia Argento sta consumando con suo padre una frugale colazione. I due, silenziosamente, spalmano marmellata sulle loro fette biscottate.
Io e i miei genitori cominciamo a fare colazione in casa. Verso del latte e, per sbaglio, esagero con lo zucchero/sabbia che avevo a disposizione sul tavolo. Esco in cortile e svuoto la tazza di sabbia vicino alla famiglia Argento.
I due non si scompongono; in silenzio e con l’aria cupa continuano a fare colazione.
Io e i miei genitori, volendo approfittare della giornata di sole, decidiamo di spostare il tavolo della stanza nel cortile.
Una volta sistemata la tavola cominciamo a mangiare chiacchierando amabilmente. Sono contento della conversazione e segretamente spero di sucitare invidia nella famiglia Argento per la serenità che caratterizza la nostra conversazione.
Muovo tra le dita degli orecchini di filo di ferro nero che appartengono nel sogno a mia zia. Mio padre dice che più mia zia sente che quegli orecchini sono suoi più se ne disinteressa e viceversa. Mia madre conferma questa ipotesi.
Improvvisamente un grande silenzio mi fa gelare il sangue.
Vedo avvicinarsi un uomo anziano in sella ad una bicicletta da corsa. Sono terribilmente spaventato. In silenzio l’uomo passa davanti al cancello del cortile. Mi rendo conto che a pedalere su quella bicicletta c’è mio nonno. Sono terrorizzato perchè mi rendo conto che sono testimone dell’apparizione di un morto. Mia madre e mio padre si accorgono della cosa e cominciano a gridare e a piangere disperati. Sono paralizzato dalla paura. Mio nonno mi guarda negli occhi passando lungo il marciapiede davanti alla casa. E’ proprio lui. Panico, brividi, terrore, disperazione.
Mio giro per guardare Asia Argento e verificare cosa lei pensi dell’accaduto e se voglia farmi capire che da sempre lei sapeva dell’esistenza di un mondo infero in perenne contatto con la nostra realtà.
Asia Argento mi guarda senza nessuna espressione.
Mi giro pensando di aver perso tempo e di non aver seguito l’evolversi della tragica situazione. Mentre mi volto per tornare a guardare mio nonno, nel sogno, svengo.
Mi ritrovo improvvisamente sveglio, convinto di essere svenuto, mentre tra le lenzuola piango disperatamente e tremo dalla paura.
Deliri toscani
Sto a San Quirico a casa dei miei. Mentre mi dirigo verso il campo oltre il ponticello intravedo mio padre. Lo saluto e dietro di lui noto che non c’e’ piu il recinto con le caprette e le grotte che c’erano prima sono state ristrutturate con blocchi di tufo nuovi nuovi. Gli chiedo che fine abbia fatto il recinto e lui indica alla mia destra. Mi giro e vedo che, nel lato destro del campo, c’e’ una costruzione ad un piano costituita anch’essa da blocchi di tufo. E’ molto ampia e con un terrazzo rialzato dal terreno costruito con assi di legno. La trovo fantastica e non vedo l’ora di visitarla da piu vicino. Chiedo a mio padre quando sia stata costruita e lui, con fare un po’ scocciato mi dice “Eh, quando e’ stata costruita secondo te?”… dal suo tono e viso capisco che l’ha costruita lui nella mattinata. Mi giro di nuovo verso la costruzione ora separata da me da una rete metallica, oltre la quale c’e’ mia sorella V., vicino alla casa. Abbasso lo sguardo e intravedo un’apertura nella rete e decido di sfruttarla per avvicinarmi a questa opera edile. Infilo prima la testa e noto che una radice fuoriuscita dal terreno mi complica il compito di raggiungere l’altro lato della rete, nel mentre un serpentello esce dal terreno. Allora mi affretto e inizio a gridare a mia sorella “Un serpente, un serpente!” perche’ ho paura che mi morda, poi il serpente cresce di dimensioni e dico “Ah no e’ un boa” e mi tranquillizzo perche’ so che il boa non uccide mordendo.
Mi ritrovo prima del ponticello con F. e le dico che non trovo piu la marijuana. Lei mi indica una piantina vicino a me dicendo che posso usare quella anche se non e’ cresciuta molto perche’ e’ inverno, la prende e me la porge. E’ buio e non capisco bene di che pianta si tratta poi capisco che si tratta di rosmarino e mi indispongo un po’ perche’ ha tolto una piantina di rosmarino dal terreno quando questa doveva ancora crescere. Sondo il terreno col dito per trovare l’alloggiamento originario della piantina e una volta trovato lo allargo un po’, ripongo la piantina e compatto la terra attorno ad essa.
Mi dirigo verso la porta di casa e dal vetro vedo mia sorella V. che pulisce per terra, indossa una vestaglietta bianca e delle cuffiette, mi sembra un po’ agitata. Busso al vetro e lei si gira, apro la porta, entro e lei inizia a lamentarsi del mocio che sta utilizzando, non funziona come dovrebbe. Me lo mostra e in effetti non e’ il classico mocio che tutti conosciamo, al posto delle fettucce ha dei fili blu, tantissimi.
Sono di nuovo con F. nello spazio prima del ponticello e sono in ansia perche’ non troviamo piu nostra figlia. Le chiedo se e’ stata lei la sera prima a metterla in macchina poiche’ io non ricordo di averlo fatto. Sono nel letto di casa di Roma che piango per questo fatto, F. non c’e’. Mi sveglio e la vedo che guarda nella culla, le chiedo “E’ tornata? Dov’e’ stata tutto questo tempo?”. Poi mi sveglio sul serio…