Bulli al bar e il furto dell’auto

Mi trovo in un bar insieme all’ex ragazzo muscoloso di mia sorella S. Siamo li perche’ deve incontrare dei tipi con cui regolare dei conti.
I tipi sono già lì, sono piu grossi di lui ed uno ha un cane enorme al guinzaglio. Io sono al bancone e prendo una pastarella trasparente sulla quale spicca un cuoricino rosso di glassa, la mangio e mi accorgo che non sa di niente, e’ quasi inconsistente… Nel mentre esprimo il mio parere sui cani al tipo enorme accanto a me dicendo: “A me i cani non piacciono”, senza accorgermi di averlo fatto incazzare piu di quanto lo era gia per i motivi legati all’ex ragazzo di mia sorella. Esco dal bar.

Rientro poco dopo e noto che M. (l’ex di mia sorella) le sta prendendo di santa ragione dai tipi. Spaventato e incazzato allo stesso tempo, afferro una sedia bianca di plastica per una gamba e la agito in aria cercando di individuare la traiettoria piu idonea ed efficace per spaccarla addosso al tipo del cane ma lui si accorge di me e mi devo fermare per non vanificare il mio attacco. Ho lo sguardo torvo, preoccupato, tutti si fermano, un tipo in fondo al bar tiene M. per la maglietta. Dopo pochi secondi di silenzio generale dico “Allora, che dobbiamo fare?”… Poi, conscio del fatto che non avrei potuto fare niente poso la sedia e me ne vado fuori dal bar…

Entro nella mia macchina, una station wagon grigia, nuova di pacca. Decido di spostarla non so bene per quale motivo ma non riesco a trovare una collocazione tale da lasciare sulla strada spazio utile al passaggio di altre macchine. Faccio la prima manovra e mi posiziono in seconda fila, non mi piace. Seconda manovra, a spina di pesce accanto ad un’altra macchina in prossimita’ di un garage. Non mi piace neanche questa, anche perche’ ingombro leggermente l’entrata del garage.

Mi ritrovo su una strada sterrata che conduce in campagna, sempre in macchina. Sto andando in un posto a me conosciuto. Lascio la macchina in un piazzale e mi dirigo, a piedi, verso una stradina la cui fine e’ sbarrata da una recinzione in fil di ferro, di quelle a rombo per intenderci. La recinzione poggia du di un muretto di cemento. Mi sto per fumare una sigaretta quando mi viene in mente di aver lasciato la macchina incustodita con le chiavi attaccate.

Mi precipito verso il piazzale abbastanza tranquillamente pensando al fatto che in un posto sperduto come questo nessuno avrebbe potuto prenderla. Arrivo al piazzale e niente macchina. Un po’ più preoccupato ripercorro a ritroso la strada sterrata dalla quale sono arrivato perche’  credo di aver lasciato l’auto lì ma non la trovo. Torno indietro e dal piazzale dirigo lo sguardo verso un garage/officina posizionato su di una collina. So che la macchina sta li, rubata dal proprietario. Lo so bene perche’ era gia successo alla Panda che avevo prima della SW.

Mi dirigo verso l’officina e da un primo momento sembra non esserci nessuno. Appena arrivo inizio a gridare “Rivoglio la mia Alfa!” e mentre sono in prossimita’ dell’entrata mi giro di colpo e vedo il proprietario (un pischello) corrermi incontro minacciandomi con un falcetto che tiene in mano. Io mi difendo con un pezzo di legno e blocco il falcetto al volo. Iniziamo una discussione, con l’invito da parte mia, di effettuarla in modo pacato e civile. Dico al tipo in modo scocciato che vengo lì da quelle parti per fuggire dal caos cittadino e per stare tranquillo e che vedermi rubare l’auto e’ una cosa veramente brutta. A queste parole il tipo si calma immediatamente e si comporta come se fossimo amici di lunga data. Mi confida che vorrebbe andare a vivere in città. Io gli dico che non si rende conto di cosa ha detto e gli propongo di scambiarci le abitazioni. Ridiamo tutti e due. Nel frattempo la macchina ancora non mi e’ stata restitutita….

L’albero

Venivo accompagnato da mio nonno lungo una via di un paese che stava dentro un capannone enorme. Era tutto coperto ed il cielo non si vedeva lasciando il posto ad una luce crepuscolare. In questa città c’erano vie, negozi, banche e sopra tutto questo telecamere nascoste agli angoli. Stavamo salendo su un piano rialzato con una scala mobile ed intanto mio nonno mi metteva in guardia, riferendosi alle telecamere.

Arrivando su troviamo un androne poco illuminato con la luce che veniva dalla galleria in fondo dove si evinceva un uscita all’aperto. I negozi erano chiusi e l’unica persona li era una donna che passa velocemente (apparizione fugace). Dirigendoci verso l’uscita ci ritroviamo in una piazza simile a quelle che si possono trovare subito all’uscita di una metro.

Dall’altra parte della piazza vi era un muretto e vi scorgo due arabi con turbante e occhiali da sole appoggiati, che vendono delle cianfrusaglie. Mi avvicino a loro e accostandomi al muretto noto nell’aiuola un albero. L’albero sembrava un pino con i rami incurvati verso l’alto, senza foglie, ma con delle piccole gemme nelle punte dei rami. La corteccia era grigia e liscia. Accanto alle sue radici vi era un essere raggomitolato grande quanto un cane di media stazza senza peli e di colore grigio. La sua testa constava di tanti pseudopodi e niente più. Sul muretto, mi accorgo anche della presenza di un gatto grigio anch’esso raggomitolato.

Campo di grano

Lungo una strada, al suo bordo correva un muretto al di là del quale vi era un praticello con strane piante; colorate, a riccio, rose molto grandi con un gambo lungo molto simili a fusti di cactus. Lungo il muretto correva una strana trebbiatrice; una ruota girava percorrendo il muretto e smuoveva una macchina taglia erba molto grande. Stava macinando tutto il prato! Mi affretto a raggiungere la parte ancora non tagliata dal macchinario. Sono preoccupato che possa tagliare fin lì. Noto però un masso enorme e levigato e penso rincuorato che così al di là di esso il macchinario non potrà andare, risparmiando dalla distruzione la parte di prato successiva. Tuttavia la parte di prato rimanente era poca e al di là vi era una staccionata bianca con un campo aperto di grano verde;ed ancora oltre un bosco poi il cielo blu…

Un ragazzo era in compagnia di due ragazze. Una di esse, inizia a disegnare su dei fogli alcuni paesaggi in bianco e nero e li porge al ragazzo. Quest’ultimo si gira verso l’altra ragazza (i colori caratterizzanti l’immagine di lei sono molto più intensi della prima) porgendo i disegni. Lei li prende ed inizia a colorarli con dei colori a pastello. Il risultato finale sono dei disegni con chiazze di colore che rendono quei paesaggi molto belli, intensi, quasi immagini reali ed in movimento. Uno di questi disegni è un campo di grano colorato di giallo (in particolare il giallo del grano risaltava sul bianco e nero del resto del paesaggio).