Sono nella casa dei miei nonni materni. Il mio amico Antonio parte per un giro sulla sua moto insieme ad una persona appena conosciuta. Io sono dentro al Garage. Mi aspetto di vedere la macchina di mio nonno che anni fa è stata, dopo la sua morte, la mia prima macchina. Mi rendo conto che non esiste più. Rimane al centro del garage unica,ente un piccolo rimorchio, come una roulotte in miniatura di un bianco sporco, ingrigito dagli anni. Mi accorgo che sul soppalco, in alto a sinistra, c’é un vecchio condizionatore. Penso che potrei prenderlo per portarlo a studio in questi giorni di afa. Lo prendo e lo attacco ad una presa. Temo un cortocircuito. Ci sono più spine attaccate di certo non nuove. Tutto va per il meglio e il condizionatore si accende. Sento l’aria fresca uscire da un punto preciso del vecchio condizionatore. Mi chiedo di chi sia. Forse di mio zio, dei miei nonni, oppure di mia madre?
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Amici cresciuti e portafogli perso
Sono in un locale notturno, forse a un concerto. La sala in cui mi trovo è ampia e tutta in legno… tinte rosso bordeaux qua e là. Nell’angolo di fronte a me c’è una tavolata. Intravedo un paio di persone che conosco. Una di loro è T.G. e siede di spalle. In realtà è come inglobato nel grande tavolo di legno e solo la testa, su cui poggia un bel cappello a falda larga, è visibile. Mi avvicino per salutarlo, sicuro che la sua sorpresa sarà grande dal momento che è tanto tempo che non ci vediamo. Faccio una battuta sul fatto strano della testa poi lo saluto appoggiando le mani sulle sue spalle. Rimango un po’ deluso perchè non si sorprende poi tanto… anzi, per niente… ma non lo do a vedere. Si gira, ci salutiamo e noto subito la giacca e gilet che indossa. La giacca è di velluto marrone, a coste larghe. Il gilet è di tessuto anch’esso marrone. Non è il T.G. che ricordo poichè lo trovo… come dire… cresciuto… E’ molto più alto che nella realtà e anche la corporatura è proporzionata all’altezza. Dimostra comunque l’età che ha nella vita reale. La voce mi colpisce particolarmente, molto profonda. Mi fa pensare che sia a causa della fase dello sviluppo…
Mi ritrovo davanti a un teatro con alcuni amici. Ricordo bene la presenza di M.R.. Dobbiamo entrare a vedere uno spettacolo ma alla fine, non so per quale motivo, io non entro. Mi ritrovo a sonnecchiare piacevolmente in un letto, sotto a un enorme piumone. La location però è un po’ inquietante… In effetti ‘sto letto si trova in una specie di garage senza saracinesca, dalla cui entrata si riesce a vedere la strada della città in cui mi trovo. Non ricordo come sono finito lì ma provo una sensazione di smarrimento. Sono in mutande e mi preoccupo del fatto di aver perso il portafogli… Per strada, di notte, con un lenzuolo a coprire le intimità, racconto ad una ragazza mora vestita di bianco della mia perdita sperando che mi possa aiutare a ritrovare documenti, soldi e quant’altro fosse contenuto nel portafogli… Mi consiglia di ripercorrere a ritroso le ultime ore in modo da poter capire dove e come lo abbia perso ma pur sforzandomi non riesco a ricordare niente… zero, il vuoto!
Bulli al bar e il furto dell’auto
Mi trovo in un bar insieme all’ex ragazzo muscoloso di mia sorella S. Siamo li perche’ deve incontrare dei tipi con cui regolare dei conti.
I tipi sono già lì, sono piu grossi di lui ed uno ha un cane enorme al guinzaglio. Io sono al bancone e prendo una pastarella trasparente sulla quale spicca un cuoricino rosso di glassa, la mangio e mi accorgo che non sa di niente, e’ quasi inconsistente… Nel mentre esprimo il mio parere sui cani al tipo enorme accanto a me dicendo: “A me i cani non piacciono”, senza accorgermi di averlo fatto incazzare piu di quanto lo era gia per i motivi legati all’ex ragazzo di mia sorella. Esco dal bar.
Rientro poco dopo e noto che M. (l’ex di mia sorella) le sta prendendo di santa ragione dai tipi. Spaventato e incazzato allo stesso tempo, afferro una sedia bianca di plastica per una gamba e la agito in aria cercando di individuare la traiettoria piu idonea ed efficace per spaccarla addosso al tipo del cane ma lui si accorge di me e mi devo fermare per non vanificare il mio attacco. Ho lo sguardo torvo, preoccupato, tutti si fermano, un tipo in fondo al bar tiene M. per la maglietta. Dopo pochi secondi di silenzio generale dico “Allora, che dobbiamo fare?”… Poi, conscio del fatto che non avrei potuto fare niente poso la sedia e me ne vado fuori dal bar…
Entro nella mia macchina, una station wagon grigia, nuova di pacca. Decido di spostarla non so bene per quale motivo ma non riesco a trovare una collocazione tale da lasciare sulla strada spazio utile al passaggio di altre macchine. Faccio la prima manovra e mi posiziono in seconda fila, non mi piace. Seconda manovra, a spina di pesce accanto ad un’altra macchina in prossimita’ di un garage. Non mi piace neanche questa, anche perche’ ingombro leggermente l’entrata del garage.
Mi ritrovo su una strada sterrata che conduce in campagna, sempre in macchina. Sto andando in un posto a me conosciuto. Lascio la macchina in un piazzale e mi dirigo, a piedi, verso una stradina la cui fine e’ sbarrata da una recinzione in fil di ferro, di quelle a rombo per intenderci. La recinzione poggia du di un muretto di cemento. Mi sto per fumare una sigaretta quando mi viene in mente di aver lasciato la macchina incustodita con le chiavi attaccate.
Mi precipito verso il piazzale abbastanza tranquillamente pensando al fatto che in un posto sperduto come questo nessuno avrebbe potuto prenderla. Arrivo al piazzale e niente macchina. Un po’ più preoccupato ripercorro a ritroso la strada sterrata dalla quale sono arrivato perche’ credo di aver lasciato l’auto lì ma non la trovo. Torno indietro e dal piazzale dirigo lo sguardo verso un garage/officina posizionato su di una collina. So che la macchina sta li, rubata dal proprietario. Lo so bene perche’ era gia successo alla Panda che avevo prima della SW.
Mi dirigo verso l’officina e da un primo momento sembra non esserci nessuno. Appena arrivo inizio a gridare “Rivoglio la mia Alfa!” e mentre sono in prossimita’ dell’entrata mi giro di colpo e vedo il proprietario (un pischello) corrermi incontro minacciandomi con un falcetto che tiene in mano. Io mi difendo con un pezzo di legno e blocco il falcetto al volo. Iniziamo una discussione, con l’invito da parte mia, di effettuarla in modo pacato e civile. Dico al tipo in modo scocciato che vengo lì da quelle parti per fuggire dal caos cittadino e per stare tranquillo e che vedermi rubare l’auto e’ una cosa veramente brutta. A queste parole il tipo si calma immediatamente e si comporta come se fossimo amici di lunga data. Mi confida che vorrebbe andare a vivere in città. Io gli dico che non si rende conto di cosa ha detto e gli propongo di scambiarci le abitazioni. Ridiamo tutti e due. Nel frattempo la macchina ancora non mi e’ stata restitutita….
Arresti domiciliari
Sono in un piccolo negozio che ricorda lontanamente il garage di casa dei miei nonni. Il mio amico Lorenzo sta per terminare il suo ultimo giorno di lavoro da commesso prima di cambiare mestiere.
Un cliente di origine orientale entra nel negozio e comincia a fare domande. Lorenzo comincia a spiegargli in inglese che non capisce la sua lingua.
La tensione aumenta.
Il signore cinese comincia ad arrabbiarsi incredibilmente e a sferrare pugni e calci contro Lorenzo. Inizia un duro combattimento. Cerco di intervenire trascinando via il mio amico.
Uscito dal negozio, mi dirigo verso una piazza con una chiesa. Lungo le strade si affollano persone, bambini giocano davanti alla chiesa, signore anziane tornano dal mercato. Intanto la polizia mi sta cercando. Anche il cinese vuole vendicarsi dell’affronto subito.
Sono circondato.
Tolgo dalla mia bocca un involucro di gomma, simile ad un palloncino, nel quale risulterà essere contenuta un bomba.
La polizia mi arresta e mi condanna agli arresti domiciliari.
Rimango a lungo nel soggiorno di casa sdraiato per terra sopra ad un lenzuolo rosso. Una finestra dà sulla piazza ed una portafinestra permette il passaggio ad un piccolo balcone sul mare. Si sente il rumore delle onde, vedo il colore blu intenso delle acque. Le finestre sono aperte e c’è una leggera brezza estiva.
Sono però costretto a non muovermi per non destare sospetti. Mi accorgo che nell’angolo tra le pareti ed il soffitto c’è un incavo che percorre tutta la lunghezza della stanza dal quale fuoriescono punte di fucili puntati contro di me da numerosi poliziotti appostati dentro casa per controllarmi.
Rimango contratto a terra in compagnia di B. e di alcuni miei amici venuti a casa per sostenermi in questo difficile momento.
I miei trucchi
Sono con Fabri in aereo e stiamo andando per una settimana in vacanza a Arabia. L’aereo però viaggia lento lento e un po’ a scatti e poi vola basso al punto che io posso vedere dentro le finestre dei grattacieli. La cosa un po’ mi preoccupa e un po’ no. Poi atterriamo ma la “pista” è la rampa di un qualsiasi garage condominiale e infatti l’aereo si ferma tra due file di box auto. Apena tocchiamo terra io mi giro verso Fabri e gli dico: “Ho dimenticato la sacchetta con i trucchi! Accidenti!”. Poi penso tra me e me che tanto a Dubai fa caldo e non mi sarei truccata, poi ci ripenso e mi dico che fuori fa troppo caldo e quindi staremo sempre all’interno di alberghi e ristoranti con l’aria condizionata e quindi la sacchetta dei trucchi è indispensabile. Allora mi guardo intorno e i box auto sono diventati dei negozi e tra questi c’è Boot’s (una catena inglese) allora mi rassicuro e penso che tanto posso ricomprare tutto.
Secondo matrimonio
Sono in macchina con i miei genitori su una strada sterrata in campagna da me. Siamo tutti allegri e i miei sono vestiti sportivi con due giacche di tweed e stiamo andando in chiesa dove io mi sposerò per la seconda volta con Fabri. Ad un tratto io dico a mamma: “Lo sai? Ero così rilassata questi giorni che mi sono dimenticata di comprare un vestito da sposa!” e mamma si mette a ridere. Poi dico a mio padre di passare per casa nostra che mi sono ricordata di avere un vestito bianco di pizzo preso da Catenella l’anno della maturità (il vestito esiste davvero e la data è quella). Poi cambia scena e io sto percorrendo la navata della chiesa con il vestito di Catenella addosso e sono tutta contenta, poi, dopo la cerimonia, mi vado a sedere tra i banchi con gli ospiti.
Cambia scena e sono a casa di Maddalena, giù nel salone delle feste. Le pareti rivestite di legno sono più o meno identiche a quelle vere solo che, al posto della cappella, c’è una cucina tutta in legno intarsiato con i fornelli accesi. In cucina ci siamo io, Betta, Maddi e altre ragazze e una di loro dice che anche suo nonno ha una cucina così al piano di sotto, solo che ha fatto aprire uno sportello nel muro così può portare la spesa in cucina direttamente dal garage. Io, nel sogno, penso che sia solo una scusa per farmi capire che anche lei abita li’ nel palazzo di Maddi.