In viaggio

Decido di fare un viaggio da sola con la mia macchina. Forse dovrei anche raggiungere i miei genitori in vacanza da qualche parte, ma intanto mi muovo molto velocemente per l’Italia. All’inizio sono in Liguria, e scendo per una strada molto ripida, quasi in picchiata, verso un lago che so di conoscere, racchiuso fra alte montagne. Il panorama è bellissimo e sono contenta di averlo ritrovato. Poi sono sulla strada costiera, in alto sul mare, ma è come un percorso all’interno della montagna, che va per rocce e grotte, sterrato, con piccole aperture da cui ogni tanto si vede il mare di sotto. Ci sono anche degli spiazzi scavati nella roccia che sono come delle “stazioni”, dei sacrari, dove la gente si ferma per rendere omaggio; ne ricordo uno in particolare, dove c’è una lapide con dei nomi, e fiori, per ricordare alcune persone che sono state vittime dei nazisti. Poi mi ritrovo dalle parti di Parma e vado a visitare un castello che avevo visto in fotografia, sono contenta perché l’avevo trovato affascinante, simile a Castel del Monte. Mi affaccio al suo interno, con altre persone, da una specie di loggia, e il luogo si umanizza: dentro c’è un uomo nella sua casa, che lavora al computer, e ci parliamo amichevolmente. Alla fine ho voglia di una vacanza riposante e penso di andare al mare vicino Roma, magari a Fregene, e passarci un po’ di giorni in completo relax facendo bagni e prendendo il sole.

Passaggi

Sono a fare una supervisione da M, c’è anche mia mamma, G., S. ed altre persone. Nel sogno penso che non ho mai visto questa parte dello studio. Quando la supervisione finisce, mia mamma e M si mettono a parlare come se fossero due vecchie amiche. Io dico che vado dall’altra parte a prendere delle mie cose rimaste. Passo dall’altra parte della casa e mi accorgo che è la casa dei miei genitori e c’è la mia vecchia stanza. Entro perchè devo prendere dei cd, delle cassette e anche un file di un lavoro per la specializzazione. Penso che la mia dottoressa è carina a lasciarmi la possibilità di portare via poco alla volta le mie cose, anche se occupano la stanza d’analisi che io ho terminato. Torno di là, poi vado con G. a casa sua. Facciamo, in motorino, una ripida discesa e incontro un ragazzo che con lo skate va velocissimo. Mi arrabbio con lui e con la sua fidanzata e gli dico che non si fa così, loro non mi sembrano degli sciocchi e non si mette a rischio la vita per una stronzata del genere!. Loro sembrano capire e mi ringraziano. Poi arriviamo a casa di G.: é bella e piena di oggetti preziosi e sculture. Mi dice che L., una collega in comune, è di là, la deve far mangiare per sei anni e poi andrà via, tornerà in Argentina. G. mi dice che il suo analista è morto, con freddezza e distanza. Non capisco penso che si riferisca ad una vecchia analisi visto la sua mancanza di coinvolgimento. Poi lei mi dice che c’è anche un articolo sull’Espresso su di lui. Riconosco la foto e le dico che è una cosa tremenda. Scoppio a piangere e lei anche.