Nonna Claudia

Mi trovo in giardino di casa mia…sono in tuta da ginnastica, in divisa ufficiale della mia squadra, pronta per giocare una nuova partita di campionato, il mister mi dice di riempire il più possibile le buste di plastica con l’acqua della fontanella davanti a me…mi organizzo prendo tutte le buste di plastica che trovo in giro e comincio a riempirle di acqua fino all’orlo, mi dice che devo fare in fretta prima che arriva la squadra avversaria. Ne riempo tantissime, grandi, piccole anche i sacchi neri… quelli condominiali, le ripongo tutte in una carriola che trovo davanti alla fontanella e ad un certo punto mi viene fame. Mi allontano dalla fontanella dal giardino e decido di entrare in cucina, quella del piano terra. è perfettamente funzionante, pulita, trovo delle persone a lavoro, c’è chi cucina, chi pulisce…presa dalla fame vado davanti al frigorifero lo apro e comincio a cercare qualcosa da mangiare…arriva mia nonna, nonna claudia, con i suoi capelli raccolti e con il suo viso rilassato e rassicurante e mi dice di aprire i cassetti in alto del frigorifero dove c’è il formaggio, in realtà ce ne sono di vario genere, insomma ne trovo una vasta scelta, decido di prendere un pezzo di tomino già iniziato…la guardo, mi guarda, mi sorride e mi da anche un pezzo di pane, esco e torno in giardino dalle mie buste di plastica…

 

La roccia e lo strapiombo

Mi trovo su di un autobus e, con un nuovo modello di cellulare, effettuo numerose riprese.

Il mio nuovo telefonino Nokia ha molte caratteristiche e tra queste la telecamera sembra essere l’optional più utile e tecnologicamente più avanzato.

La immagini ad alta definizione catturate dalla telecamera vengono sfumate automaticamente alla fine della ripresa attraverso un software in dotazione.

Scendo dall’autobus e mi dirigo verso una zona boschiva dove vedo molte persone.

Mi ritrovo in breve tempo inserito in fila indiana all’interno di un percorso ad ostacoli particolarmente complesso.

Mi arrampico a testa in giù, rispettando la fila, sotto una grande roccia a molti metri da terra per oltrepassare uno strapiombo che impedisce il passaggio. Mi sporgo da una considerevole altezza per raggiungere la roccia allungando il mio corpo. Le mani si muovono in attesa che i piedi si stacchino da terra ed io mi ritrovo completamente appeso a testa in giù. Sono molto preoccupato per l’altezza alla quale mi trovo e temo di non essere capace di reggere con le braccia tutto il peso del mio corpo.

Sono quasi arrivato alla fine della roccia quando mi accorgo che i piedi sono ancora attaccati al pavimento: la roccia si rivela più piccola di quanto pensassi.

Mi accorgo inoltre che altre persone, ritenute dalle nostre guide meno capaci di affrontare un percorso così accidentato, raggiungono facilmente la parte opposta dello strapiombo attraverso una breve camminata. Capisco che la paura e la tensione generate dal tentativo di superare la roccia sono state totalmente inutili. Avrei potuto raggiungere facilmente la parte opposta dello strapiombo se solo avessi valutato meglio la situazione, se avessi considerato diversamente le mie capacità e se avessi evitato di sentire, come al solito, la necessità di dimostrare la mia bravura riconoscendo invece i miei limiti e le mie incapacità.

Mentre sorpasso la roccia con un ultimo e goffo sforzo mi accorgo che molte persone sono già arrivate nello stesso punto senza fatica oltrepassando l’ostacolo con una semplice camminata nel bosco.

Un giorno per caso…

..mi trovo in automobile con mia zia, mia cugina e mia madre… alla guida mia zia… stiamo percorrendo una strada che costeggia il mare… è un posto bello e del quale non ho memoria, nonostante nel sogno sia consapevole di essere in una località marittima familiare…. durante il tragitto mia zia mi dice che si sta dirigendo verso una piccola Chiesa, poichè vuole mostrarcela…

…proseguiamo il tragitto, il sole è alto ed il cielo è azzurro ma non fa troppo caldo…

…giungiamo in un parco… ci sono alberi da frutto, tanti… iniziamo a camminare sino a giungere davanti alla piccola Chiesa, la costruzione sorge su un prato… è celeste, ed è molto, molto semplice…

…usciamo dalla piccola Chiesa e notiamo un capannone molto grande poco distante… ci avviciniamo…

…entriamo e ci rendiamo conto che in quel capannone si sta per celebrare il matrimonio di una cara amica di famiglia…

Io e mia cugina iniziamo a sistemare i fiori, l’altare… e poi iniziamo a preparare il rinfresco… c’è una cucina, quasi indutriale per la grandezza e l’attrezzatura… mi infilo il grembiule e inizio a preparare dolci, di tutti i tipi… biscotti, torte, cioccolatini e creme…

…ad un certo punto notiamo che le persone iniziano a disporsi ai lati dell’altare… ho la sensazione che la sposa stia arrivando… avverto mia cugina e ci avviciniamo anche noi all’altare, dalla parte della sposa… mia zia ci fa notare che lo sposo ha pochissimi invitiati rispetto allo sposa, il suo lato, infatti, è quasi vuoto… allora chiedo alle persone di disporsi ai due lati dell’altare in modo bilanciato…

…finalmente si aprono le porte del capannone… una grande luce… e poi, al posto della sposa, entra mia madre… con un grande mazzo di fiori…. cammina sino all’altare… sistema i fiori in un vaso, si mette dietro l’altare… sorride e dice: “Possiamo iniziare… che entrino gli sposi… ed io inizierò la celebrazone del loro matrimonio!!!”

Passaggi

Sono a fare una supervisione da M, c’è anche mia mamma, G., S. ed altre persone. Nel sogno penso che non ho mai visto questa parte dello studio. Quando la supervisione finisce, mia mamma e M si mettono a parlare come se fossero due vecchie amiche. Io dico che vado dall’altra parte a prendere delle mie cose rimaste. Passo dall’altra parte della casa e mi accorgo che è la casa dei miei genitori e c’è la mia vecchia stanza. Entro perchè devo prendere dei cd, delle cassette e anche un file di un lavoro per la specializzazione. Penso che la mia dottoressa è carina a lasciarmi la possibilità di portare via poco alla volta le mie cose, anche se occupano la stanza d’analisi che io ho terminato. Torno di là, poi vado con G. a casa sua. Facciamo, in motorino, una ripida discesa e incontro un ragazzo che con lo skate va velocissimo. Mi arrabbio con lui e con la sua fidanzata e gli dico che non si fa così, loro non mi sembrano degli sciocchi e non si mette a rischio la vita per una stronzata del genere!. Loro sembrano capire e mi ringraziano. Poi arriviamo a casa di G.: é bella e piena di oggetti preziosi e sculture. Mi dice che L., una collega in comune, è di là, la deve far mangiare per sei anni e poi andrà via, tornerà in Argentina. G. mi dice che il suo analista è morto, con freddezza e distanza. Non capisco penso che si riferisca ad una vecchia analisi visto la sua mancanza di coinvolgimento. Poi lei mi dice che c’è anche un articolo sull’Espresso su di lui. Riconosco la foto e le dico che è una cosa tremenda. Scoppio a piangere e lei anche.

Una stanza nel vento

… sono in un paese molto caldo… in uno spiazzale… dal luogo in cui mi trovo si intravede, lontano, il mare… a terra della sabbia marrone ed ai lati una vegetazione lussureggiante…è un paesaggio a me familiare, un luogo dove per anni ho trascorso le vacanze con la mia famiglia… ma nel sogno sono consapevole di non essere lì… e di essere invece in un posto che gli somiglia soltanto… ma non è….

…una piazza sterrata molto grande…. nel centro sorge una stanza… senza pareti… solo un tetto di legno e paglia… è grande e “contiene” tutte le persone a me più care… la guardo da lontano… e sento un vento caldo… vedo passare mia cugina… trascina dietro di se un termosifone fucsia con una cover rosa… le chiedo dove ha preso un oggetto tanto strano… risponde che lo ha ricevuto in regalo da una amica di famiglia…. accanto a me l’amica più cara che ho… passeggia al mio fianco… ci dirigiamo verso la stanza… poi mi chiede di fermarmi… di aspettarla… vuole acquistare dei dolci da portare alla mia famiglia che ci aspetta… li trova da un venditore ambulante… sono frittelle… coperte di zucchero… vengono riposte in una busta di carta… riprendiamo il cammino verso la stanza… lei apre la busta ed inizia a mangiarle…


p.s. …. è il primo sogno che condivido con voi… e questo è il primo pensiero… grazie per aver creato questo spazio… sogno sempre…ogni notte… e ogni mattina racconto alle persone che porto nel cuore (le stesse co-protagoniste del sogno appena condiviso) ciò che in sogno cerco di raccontare a me stessa… perchè questo credo sia il senso…

f

Lontano da Roma

Sto viaggiando in sella alla mia Vespa lungo una strada di campagna. Intorno a me solamente campi verdi. Comincia a fare sera e il vento aumenta. Sento freddo e inzio a pensare che presto dovrò fermarmi per coprirmi con una sciarpa colorata che da tempo è rimasta nel cassetto anteriore del mio veicolo.

Arrivo in un paesino e mi fermo a chiedere informazioni ad una signora: “Mi scusi… io dovrei tornare a Roma, mi saprebbe indicare la strada?”. La Signora, in maniera molto gentile, mi spiega in che direzione andare e quale via prendere. Mi stupisco della sua gentilezza e ringrazio sentitamente. La Singora risponde: ” Di niente, ma le pare! Torni presto a trovarci!”. Guardo un’altra donna vicino a me e mi chiedo se anche lei sia così gentile. Mi fermo a considerare il fatto che avrei anche potuto decidere di fermare un’altra persona e che probabilmente non avrei avuto la stessa fortuna.

Mi dirigo dalla parte indicatami e appena arrivo alla fine del paese mi accorgo di non riuscire comunque ad orientarmi bene. Domando ad un gruppo di persone della mia età come fare a tornare a Roma e ricevo indicazioni veloci da un ragazzo alto, con la barba, gli occhiali ed un cappotto blu.

All’improvviso mi trovo davanti ad un palazzo con una grande porta a vetri. Scendo dalla Vespa ed entro nell’edificio.

Davanti a me c’è un ascensore in plastica bianca che invece di salire in verticale scivola lungo il pavimento e, seguendo una forma a spirale, permette ai passeggeri di visitare i tre piani della struttura. Salgo sull’ascensore e mi ritrovo in pochi secondi al primo piano. Capisco di essere entrato in un ospedale. Trattengo il respiro per la paura di contrarre malattie e aspetto di raggiungere il terzo piano.Molte infermiere vestite di bianco sono impegnate ad aiutare una grande quantità di pazienti gravi ed anziani.

Vedo aghi, barelle, medici e pazienti mentre cerco di farmi piccolo piccolo e di aderire alle pareti dell’ascensore per non essere visto.

L’ascensore si ferma davanti ad un ufficio delle Poste Italiane. Decido allora di prendere un po’ di soldi visto che il mio portafoglio è vuoto. Inserisco la carta prepagata e il bancomat me la ritira. Dalla fessura dove ho inserito la carta esce un piccolo quadratino di carta con sopra scritta la cifra 21. Affranto, rimango immobile davanti al bancomat fuori servizio. L’ufficio è chiuso perchè è notte e so di non avere tempo per tornare la mattina successiva a riprendere la carta.

Improvvisamente dal bancomat cominciano ad uscire pacchetti di sigarette, accendini, cartine e merendine. Decido di approfittare del malfunzionamento del bancomat e di raggiungere un grande cornetto caldo alla crema che è rimasto incastrato nella fessura. Lo prendo e comincio a mangiarlo. Il sapore non è buono e, nauseato dalla dolcezza della crema, decido di buttarlo.

In quel momento giungono nell’ufficio postale due impegate passate di lì per caso. Spiego loro di aver perso la mia prepagata e di aver trovato il bancomat rotto. Celo il mio imbarazzo per aver rubato il cornetto e dichiaro di aver assistito passivamente alla scena del bancomat che sputava oggetti.

Alessandro

Io e F. veniamo arrestati e invece che in prigione mi ritrovo (F. e’ uscita di scena) in una caserma che ha tutte le sembianze di un comune appartamento.

Con me ci sono altri due ragazzi, li conosco, sono vecchi compagni di naja. Di uno di loro mi ricordo anche il nome, ne sono piu che certo. Si comporta in modo strano, si muove spesso e parla a vanvera. Io gli rispondo chiamandolo per nome: “Tu sei Alessandro vero?. Il tipo nè conferma nè smentisce.

Sono in ansia e mentre realizzo di essere tornato a svolgere il servizio di leva vedo entrare nella stanza tre tipi. Uno di loro e’ G., un mio caro amico che e’ ufficiale nell’esercito. E’ venuto a “liberarmi”. Indossa Rayban a goccia e un giubbino di pelle, e’ molto concentrato e serio. Mi fa strada verso una porta che da all’esterno. Usciamo e ci dirigiamo verso casa sua.

Mentre camminiamo un po’ affrettati mi rendo conto di dove siamo, riconosco i palazzi. Mi rivolgo a lui dicendo: “Ah, e’ vero, me lo avevi detto che avevi casa di fronte alla caserma.”.

Attraversiamo un paio di viottoli stretti, illuminati da luci giallo/verdi ed arriviamo ad un bar. Lì ci aspettano altre persone. Sono sedute ad un tavolo su delle panche, sulla terrazza del locale, sembrano molto ansiosi di parlarci.

Arrivato al tavolo con l’idea che quelle persone siano lì per aiutarmi, realizzo poco dopo che invece sono altri individui bisognosi dell’aiuto di G. Mi preoccupo, anche perche’ una di loro ha un biglietto attaccato addosso con su scritto “4 anni”, il tempo che attende invano l’aiuto del mio amico.

Via dei Gelsomini

Sono in una località residenziale e nel sogno so che si tratta di Casalpalocco ma assomiglia ad un misto tra Ansedonia ed un villaggio greco vicino al mare. Io mi aggiro tra queste strade piene di alberi e di fiori, con giardini bellissimi che nascondono ville bianche con finestre blu. Sono alla ricerca di SM, un mio vecchio compagno di università di quando studiavo legge. So che abita al n 44 di Via dei Gelsomini, ma la numerazione è completamente senza senso e infatti mi perdo e finisco nel giardino di un’altra casa. Questa casa, per una coincidenza, è di persone che conosco e che non vedo da tanto tempo e arriva anche Fabri. Si decide di andare a fare un giro in barca e magari di fare il bagno ma io non ne ho tanta voglia e poi non ho il costume. Poi mi ritrovo in macchina, non so con chi, e tutta questa bella località sembra invece una cava di pozzolana, simile a quella che sta in campagna da me e io so che c’è qualcuno che mi sta seguendo…